“Insufficiente nella sua completezza”. Questo il giudizio della Fiom sul piano industriale del gruppo Marcegaglia che mercoledì ha incontrato le organizzazioni sindacali per approfondire tutti gli aspetti di carattere industriale relativi alla decisione aziendale di chiusura dello stabilimento Buildtech di Sesto San Giovanni, che comporterà il trasferimento di una parte delle attività presso lo stabilimento di Pozzolo Formigaro (Alessandria).

Secondo quanto riferiscono le tute blu della Cgil, il piano industriale prevederebbe, a partire da ottobre, lo spostamento della prima linea – che oggi si trova nello stabilimento di Taranto – ed entro febbraio 2015 quello di altre due linee che oggi producono pannelli per l’edilizia a Sesto San Giovanni. Nello stabilimento di Alessandria, quindi, verrebbero installate tre linee per produrre pannelli, mentre per le rimanenti linee l’azienda non avrebbe ancora deciso quale potrebbe essere la loro destinazione. Trasferimento che secondo Marcegaglia dovrebbe seguire una particolare tempistica, che non solo entro febbraio 2015 dovrebbe ultimarsi, ma soprattutto dovrebbe consentire la non interruzione della produzione richiesta dai clienti.

Tutto questo, secondo l’azienda – spiega la Fiom in una nota – potrà essere praticabile solo se da parte del sindacato verrà dichiarata la disponibilità ad un accordo sindacale in tempi molto brevi. Per quanto riguarda gli aspetti occupazionali legati alla decisione industriale dell’azienda, ad oggi il trasferimento delle linee ad Alessandria confermerebbe comunque la presenza di circa 75 esuberi tra i due stabilimenti (35/40 a Pozzolo Formigaro e 35 a Sesto San Giovanni), considerato che 22 impiegati verrebbero trasferiti nella sede milanese di via Della Cava”. “Sulla base di queste dichiarazione – dichiara Mirco Rota, coordinatore nazionale Fiom degli stabilimenti Marcegaglia – l’azienda ha presentato un ‘piano sociale‘ ma che di sociale ha davvero ben poco, che prevederebbe una serie di interventi: per coloro che volontariamente decideranno di non accettare il trasferimento in provincia di Alessandria secondo l’azienda oltre all’utilizzo degli ammortizzatori sociali (cassa e mobilità) un incentivo all’esodo di 26.000 euro lordi comprensivo del periodo del mancato preavviso”.

Inoltre, riferisce ancora la Fiom, per i lavoratori che accetteranno il trasferimento l’azienda ha prospettato due ipotesi: la messa a disposizione di un servizio bus e un’indennità pari a 100 euro al mese lordi legate alla presenza, in alternativa ad una cifra di 200euro al mese lordi per chi dovesse trasferirsi con la propria auto. La durata degli incentivi non è stata precisata dall’azienda. “Anche per queste ragioni – dice Rota – abbiamo avanzato la richiesta di valutare altre ipotesi industriali in alternativa a quella aziendale, partendo dal fatto che lo spostamento non garantirebbe nessun risparmio sul piano di alcuni costi industriali (materia prima e costo del personale) che tra l’altro incidono per quasi il 90% rispetto ai costi totali di produzione. Spostamento che graverebbe esclusivamente sulle spalle dei lavoratori e che da parte aziendale da un lato consentirebbe di realizzare in futuro un guadagno consistente sull’area sestese”. “Anche per questo motivo – prosegue il coordinatore nazionale Fiom degli stabilimenti del gruppo Marcegaglia – abbiamo avanzato la richiesta di prendere in considerazione altre ipotesi adeguate, sia per il migioramento degli standard qualitativi che di profitto, ma che salvaguardino realmente l’occupazione. Perplessità tra l’altro confermate dal fatto che il piano industriale della Marcegaglia è davvero molto modesto e che secondo le prime valutazione non dovrebbe superare i 5 milioni di euro. Più che un piano industriale parrebbe un pianino aziendale fatto sui risparmi occupazionali previsti”, conclude Rota. Lunedi 28 si terranno le assemblee dei lavoratori per fare il punto della situazione e valutare le iniziative sindacali. 

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