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Partita del Cuore, la caciara di Renzi per non rispettare le regole

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Ci sono delle regole e, come le leggi, vanno rispettate. Il concetto è semplice. Ma forse Matteo Renzi pensa di esserne al dì sopra. La caciara sulla sua partecipazione alla partita del Cuore è appunto solo un polverone che però nasconde, neanche troppo bene, l’idea che Renzi ha delle regole, in questo caso della par condicio. Avrebbe dovuto lui per primo comprendere e tirarsi indietro spontaneamente. Aver costretto il dibattito politico a occuparsi della sua partecipazione a una partita di calcio è più che mai la conferma di quanto sia fondata l’accusa che molti negli anni gli hanno mosso: “Renzi è superficiale e arrogante”, per citare il Massimo D’Alema di appena nove mesi fa.

Il premier si sente una star in grado di riempire lo stadio Franchi di Firenze e con la sua sola presenza di far lievitare i contributi in beneficenza a Emergency, che organizza l’evento. Scrive, dopo essersi rammaricato di non poter scendere in campo al fianco di Baggio, Batistuta e Antognoni, tre bandiere storiche della Fiorentina, squadra di cui Renzi è tifoso: “Io quest’anno non gioco. Ma chiedo comunque alla mia Firenze di rispondere alla grande. Che l’Artemio Franchi sia pieno, che siano tante le donazioni, che sia una grande festa”. Senza di lui, in pratica, si perdono biglietti. E non può partecipare, scrive sul suo profilo facebook, per colpa di quanti lo criticano invitandolo al rispetto delle regole appunto. Ma no, per lui le regole non esistono. Quanti criticano lo fanno perché “hanno paura di chi vuole cambiare l’Italia, restituire speranza, cambiare la protesta in proposta. Per questo tutti i giorni attaccano sul personale, sul pesante. Va bene, lasciamoli fare, mettiamo al sicuro ciò che non merita di essere sporcato”. Ma che la partita si disputi una settimana prima delle europee non lo tange? Che l’incontro benefico si giochi a Firenze, città che appena sette giorni dopo sceglierà il sindaco e cioè l’erede imposto vicesindaco (e ancora parlamentare, in sfregio agli impegni presi) Dario Nardella, candidato, fra l’altro, con primarie finte? Neanche questo conta. Per inciso: Nardella invece scenderà in campo come previsto?

Ma Renzi è Renzi. E sia, ma per fortuna ci sono ancora delle regole e vanno rispettate. Un premier che ogni giorno si loda di essere impegnato a salvare il Paese, non dovrebbe per primo dare l’esempio del rispetto delle regole? A quanto pare no. Anzi, costretto a rispettarle Renzi punta il dito contro quanti “strumentalizzano la beneficenza” per attaccarlo. “Il punto – scrive sempre su Facebook – è che grazie alla rabbia e alla paura dei grillini per la prima volta si sporca un evento come la partita del cuore che da anni unisce gli italiani”. Ricorda un po’ quell’imprenditore di Arcore che definiva comunisti i magistrati che si permettevano di inquisirlo. Renzi da sempre ricorda con orgoglio di essere stato uno Scout, ma dimentica che la prima regola è dare il buon esempio. O per lui non valgono.

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