Lo scorso febbraio, durante una conferenza in un albergo, Grillo ha esortato i suoi “resistenti” a non esagerare con le parolacce perché vanno maneggiate con cura e ha detto loro :”Io mi sono fatto quaranta anni di palchi e di piazze e sono quaranta anni che li mando a quel paese. Ci vuole una certa autorevolezza per potersi permettere le parolacce”.
L’aggressività verbale di Grillo,
il turpiloquio e gli epiteti rivolti agli avversari politici quando non si tratta solo di donne e quando non sono intrisi da una certa misoginia, innegabilmente caricano di energia ed efficacia il suo messaggio rivoluzionario e la forza delle sue proposte, la parolaccia è un ingrediente essenziale quando si vogliono minare le fondamenta di un potere che lusinga il popolo solo per ottenere facili consensi.

Grillo è un comico e sa perfettamente come mettere alla berlina i politici, prima di lui lo ha fatto Aristofane, il grande commediografo che con le sue opere ha denunciato e sbeffeggiato le malefatte dei governanti corrotti e incapaci dell’Atene del V secolo avanti Cristo. Le commedie di Aristofane, capolavori della letteratura classica, erano infarcite di parolacce, insulti, riferimenti sessuali e i potenti venivano presi in giro, oltre che per la loro inettitudine e per la loro demagogia anche per i loro difetti fisici, rappresentazione plastica della bruttezza e della volgarità della loro anima.

Dipingere gli attuali leader politici come degli zombie o dei morti che camminano e dare a loro dei nomignoli ridicoli – si pensi allo “Psiconano” riferito a Berlusconi o all’ “Ebetino” riferito a Renzi, o peggio, ai “Padri puttanieri” riferito a Bersani, D’Alema, Cicchitto, Berlusconi e Monti  con il loro “chiagni e fotti”- significa farli scendere al gradino più basso, eleggerli sovrani dell’apparenza, predicatori del nulla, ciarlatani di professione, significa privarli di qualsiasi carisma, umanizzarli attribuendo loro i peggiori difetti della natura umana, renderli simili a venditori di fumo e commercianti di salsicce che tentano di spacciare per oro ciò che in realtà è soltanto latta. 

Se si ride di qualcosa o di qualcuno lo si priva di potere e di forza, se si ride della morte o di dio, ci si libera della paura di essere annientati o puniti, se si ride dei potenti, ci si libera della riverenza e dell’ossequio a loro dovuti.
Il ruolo che l’opera di Aristofane ha svolto nella storia non si è esaurito soltanto nella satira e nell’invettiva perché il peso di alcune sue commedie è stato enorme nel condizionare l’opinione pubblica, basti pensare alle  “Nuvole” dove il bersaglio è Socrate, condannato a morte 24 anni dopo. Secondo Platone, quella commedia di Aristofane fu sicuramente tra le cause del processo intentato al filosofo e della condanna che ne derivò.

A questo proposito non è difficile obiettare che nell’attuale panorama politico e intellettuale non si intravvedano molti profili paragonabili a quello di Socrate e che gli avversari oggi comunque  non si “eliminano” costringendoli a bere la cicuta ma è innegabile la consapevolezza di Grillo nella sua opera di delegittimazione dei “sofisti” del nostro tempo.

Ricordo un episodio avvenuto in Sicilia nel maggio del 2002 in occasione della rappresentazione di una commedia di Aristofane al teatro di Siracusa. Il regista e maestro di teatro Luca Ronconi denunciò di aver subito forti pressioni da parte di Gianfranco Miccicché, responsabile di Forza Italia per la Sicilia affinché fossero rimosse dalla scenografia le tre caricature che rappresentavano Berlusconi, Bossi e Fini, allora alleati di governo, trasposizione in chiave moderna dei potenti contro i quali amava scagliarsi Aristofane. La vicenda si concluse con la rimozione delle tre caricature e con l’accusa di censura da parte di una classe politica che si era impropriamente intromessa in una scelta artistica con la minaccia più o meno velata di sospendere la rappresentazione. Un’ulteriore riprova, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto la satira dia fastidio ai potenti che la subiscono perché è un’arma affilatissima nelle mani di chi la sa usare.

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