Economia

Russia, 50 miliardi già volati via. Con sanzioni Ue-Usa rischio nuova fuga capitali

Vladimir Putin, che ha appena speso oltre 35 miliardi di euro per le Olimpiadi di Sochi, sta pagando cara l'invasione in Ucraina e l'annessione della Crimea, dovendo affrontare la crisi politica ed economica più severa della sua presidenza. Il colpo di grazia potrebbe arrivare venerdì 25 aprile, quando è attesa la decisione di Standard & Poor's sul merito creditizio del Paese

Oltre 50 miliardi di euro hanno lasciato la Russia nel 2014, facendo crollare il rublo e la Borsa. Ed è solo l’inizio: Washington e Bruxelles stanno studiando altre sanzioni che rischiano di scatenare una nuova fuga di capitali privati, proprio mentre Mosca annuncia una frenata del Prodotto interno lordo. Vladimir Putin, che ha appena speso oltre 35 miliardi di euro per le Olimpiadi di Sochi, sta pagando cara l’invasione in Ucraina e l’annessione della Crimea, dovendo affrontare la crisi politica ed economica più severa della sua presidenza. Il colpo di grazia potrebbe arrivare venerdì 25 aprile, quando è attesa la decisione di Standard & Poor’s sul merito creditizio del Paese. L’agenzia di rating, insieme alla sorella Fitch, ha tagliato lo scorso 20 marzo le previsioni da stabili a negative, a causa delle sanzioni annunciate dall’Occidente, e anche Moody’s ha messo Mosca “sotto stretta sorveglianza” per un possibile declassamento. 

Le difficoltà del Paese, che si trova a gestire anche i costi altissimi legati all’annessione della Crimea, sono riconosciute dallo stesso governo. Il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, ha avvertito nei giorni scorsi che quest’anno la crescita russa sarà probabilmente pari a zero. Meno ottimista è la Banca mondiale, secondo cui – in caso di nuove sanzioni – il Pil rischia di calare dell’1,8 per cento. Numeri allarmanti considerando che solo pochi mesi fa la crescita economica per l’anno in corso era stimata al 2,5%, mentre quella del 2013 si è attestata all’1,3 per cento. Gli economisti precisano che, anche se sarà trovata una soluzione diplomatica alla crisi, potrebbe non essere abbastanza per impedire alla Russia di scivolare in recessione entro la fine dell’anno. Uno scenario parzialmente confermato dal premier Dmitri Medvedev, che ha ammesso il “continuo deterioramento dello stato dell’economia russa”.  

A frenare la crescita del Paese, negli ultimi mesi, è stata una maxi fuga di capitali, scattata con le sanzioni imposte dall’Occidente in seguito all’annessione della Crimea: circa 50 miliardi di euro hanno lasciato la Russia finora nel 2014, più di quanto registrato nell’intero 2013, facendo crollare il rublo del 9 per cento. Il deprezzamento della valuta ha fatto aumentare i prezzi dei beni importati per i consumatori russi, facendo volare ancora di più l’inflazione che era già alle stelle (il ministero delle Finanze prevede che raggiungerà il 7,3% in aprile e il 7,5% in giugno, dal 6,9% di marzo). E molto probabilmente la fuga di capitali è soltanto all’inizio, anche se il governo ritiene che il peggio sia passato e che nel resto dell’anno non più di 30 miliardi lasceranno la Russia. L’ex ministro delle Finanze Alexei Kudrin stima infatti che il totale del 2014 raggiungerà quota 115 miliardi, una cifra simile a quella calcolata dalla Banca mondiale. A peggiorare ulteriormente la situazione, poi, potrebbe essere la decisione dell’Occidente di sospendere le transazioni finanziarie con Mosca, che danneggerebbe banche e aziende del settore, mettendo ancora più sotto pressione il rublo e il sistema finanziario russo. 

Per quanto riguarda gli Stati Uniti sembra solo questione di tempo. Il vicepresidente americano, Joe Biden, ha detto che nei prossimi giorni gli Stati Uniti potrebbero imporre nuove sanzioni contro la Russia, se Mosca non rispetterà l’accordo firmato il 17 aprile a Ginevra, che chiede la fine immediata delle violenze nell’Est dell’Ucraina e la resa dei ribelli filorussi che occupano gli edifici del governo. Washington sta pensando in particolare a sanzioni contro banche e società petrolifere ed energetiche, pur consapevole che così danneggerebbe l’intera Europa. D’altronde anche Bruxelles sta pensando alla possibilità di adottare nuove sanzioni. La Commissione europea ha chiesto ai Paesi membri di valutare l’impatto economico e finanziario dei provvedimenti, in attesa di decidere il prossimo passo da fare. Un intervento contro i colossi russi del petrolio danneggerebbe sicuramente il Vecchio Continente, sempre a caccia di gas e petrolio. Ma è anche vero che questo settore, come sottolineano gli americani, rappresenta il vero tallone di Achille di Mosca.