Le quattro big della Silicon Valley sono state portate in tribunale dai dipendenti con l'accusa di essersi accordate illecitamente per ridurre la concorrenza sul mercato del lavoro. Ed evitare, così, che i salari lievitassero. Steve Jobs minacciava ritorsioni contro i manager che non si adeguavano
Apple, Google, Intel e Adobe hanno patteggiato per evitare il giudizio nell’ambito della causa legale su un presunto accordo illecito per limitare gli stipendi dei dipendenti. Circa 64mila lavoratori avevano avviato nel 2011 un’azione legale nei confronti delle quattro big della Silicon Valley accusandole di aver fatto cartello (violando le norme antitrust) per non “rubarsi” reciprocamente i dipendenti. Con l’effetto, però, di eliminare una sana concorrenza sul mercato del lavoro. Evitando, di conseguenza, che i salari lievitassero. I dettagli del patteggiamento non sono stati resi noti, ma i colossi dell’hi-tech hanno preferito raggiungere un’intesa invece che andare al processo, il cui inizio era previsto per il 27 maggio: la condanna avrebbero potuto costare loro fino a 9 miliardi di dollari. A sostegno della loro tesi i dipendenti hanno portato anche lo scambio di email fra Steve Jobs e il numero uno della rivale Palm, Edward Colligan. Nelle lettere, che risalgono al 2007, il fondatore di Apple intimava a Colligan ad aderire all’accordo sottobanco, minacciando in caso contrario un’azione legale contro Palm per violazione dei brevetti. In un altro scambio elettronico, Jobs diceva al co-fondatore di Google Sergey Brin che se avesse assunto anche una sola persona “ci sarebbe stata guerra”.
L’intesa segue quelle analoghe, ma di importi inferiori, raggiunte lo scorso anno da LucasFilm, Pixar e Intuit, che in tutto hanno sborsato 20 milioni di dollari.