Imprenditore, 43 anni e un precedente che non farà piacere ai tifosi sardi: nel 2011 voleva realizzare un piano faraonico a Sulmona (che comprendeva il calcio), poi sparì nel nulla insieme ai suoi investitori americani. Ora punta ai rossoblu, sostiene di aver intavolato una trattativa con il presidente uscente, ma quest'ultimo dice di non conoscerlo
Dal calcio di provincia alla Serie A in appena tre anni. Da uno stadio da 12mila spettatori a uno da 30mila, ispirato all’Allianz Arena di Monaco. Dai giornali locali alle conferenze stampa davanti ai microfoni Rai. Dal sindaco di Sulmona Fabio Federici (che definì i gay “un’aberrazione genetica”) al primo cittadino di Cagliari, Massimo Zedda di Sel. Questa volta Luca Silvestrone – 43enne imprenditore, una vita spesa tra Rovigo e Ravenna, ora vice segretario nazionale di Confedercontribuenti – pensa in grande e si presenta come intermediario per conto di un gruppo americano interessato alla costruzione del nuovo stadio di Cagliari. E, perché no, se il progetto dell’impianto andrà in porto anche per l’acquisizione della società ora nelle mani di Massimo Cellino.
Un salto di qualità che non cambia gli elementi fondanti delle sue trattative, già andate in scena in Abruzzo nel 2011. Silvestrone rappresenterebbe statunitensi che vogliono investire in Europa, costruire stadi e comprare club, parla di centinaia di posti di lavoro, di un indotto importante e grandi progetti sportivi per la squadra. “E’ questione di giorni, entro fine aprile organizzeremo una conferenza stampa e sveleremo tutto sul nuovo Cagliari”, racconta da tempo e ribadisce a ilfattoquotidiano.it. Eppure Cellino, in un’intervista rilasciata a La Nuova Sardegna, l’ha stroncato: “Non so chi sia”. Un film già sceneggiato a Sulmona fino al 2012. I nomi però non saltano mai fuori nelle storie di questo manager con il chiodo fisso dell’America. E’ tutto segreto, compare solo lui o quasi.
Tutto o quasi i mano a un geometra?
Come a Cagliari, dove ha consegnato lo studio di fattibilità al sindaco Zedda con tanto di conferenza stampa subito dopo l’incontro. Un progetto da 85 milioni di euro, ora al vaglio degli assessorati competenti: stadio dal design futuristico, hotel e laghetti, ristorante con vista panoramica, pannelli fotovoltaici, pale eoliche di design, pavimenti piezoelettrici, fitodepurazione e 4-500 di posti di lavoro che non guastano in tempi di magra. Contattato da ilfattoquotidiano.it, il Comune precisa che “al momento si sta vagliando solo l’aspetto tecnico, senza andare oltre”. Molti tifosi intanto sperano, incoraggiano Silvestrone e lui ricambia nel giorno del 44esimo anniversario dello storico scudetto del Cagliari postando su Facebook una maglia rossoblù. Chi ha chiamato Silvestrone a coordinare i progettisti dell’Allianz Arena in salsa sarda? Nessuna archistar, ma Davide Antonio D’Arace, geometra 29enne che ci tiene a precisare: “Non sono un architetto e non sono laureato”.
Iscritto all’università telematica UniNettuno, da curriculum risulta essere anche project manager della Pmd Progetti con sede a Melfi, una società fondata meno di un anno fa che “opera – si legge nel sito – nel campo dell’ingegneria, dell’architettura e del construction management, nel settore pubblico, privato e militare a livello nazionale e internazionale”. E della quale è lui stesso l’amministratore. Per organizzare lo sbarco in Sardegna, D’Arace avrebbe collaborato – secondo quanto riferito dallo stesso Silvestrone – con uno studio romano che è in contatto con gli americani. Ma di nomi neanche a parlarne, anche in questo caso.
Il precedente di Sulmona
Di certo c’è che nell’affare di Cagliari non c’entrano quelli sbandierati due anni fa a Sulmona. E’ da lì, dalla provincia abruzzese, che nel 2011 partono le avventure calcistico-imprenditoriali di Silvestrone. Fino ad allora, il ‘manager’ – cugino dell’ex deputato Pdl Maurizio Scelli, proprietario del Sulmona Calcio ma lontano dall’intermediario ravennate – aveva sempre svolto attività di consulenza, ricoperto cariche in piccole società nei campi più svariati ed era finito a processo (è poi stato assolto) per un corso organizzato in carcere dichiarando ore di lezione che secondo l’accusa non erano mai state svolte. Oltre ad aver annunciato un investimento milionario a Ravenna per la produzione di una nuova caramella antiplacca, sempre con partner americani. Poi la ribalta abruzzese grazie al ‘Progetto Solimi’ per far grande Sulmona: un mega centro commerciale, con alberghi, centro benessere, spazi ludici e, dulcis in fundo, lo stadio. Dodicimila posti da riempire anche grazie al rilancio della squadra, che sarebbe stata acquistata se fosse arrivato l’okay per l’opera faraonica.
Totale delle promesse: investimenti per 44milioni di euro, assunzioni, turisti in arrivo dalla costa e il calcio come punto di snodo. Gli americani? Immancabili, come in tante storie di club italiani sul punto d’essere ceduti a fantomatici Paperone. In Abruzzo Silvestrone fece arrivare Matt Rossetti, architetto dell’omonimo studio che ha progettato importanti strutture sportive tra cui la Red Bull Arena di New York. C’erano anche gli italiani di Metrogramma, importante studio con sede a Milano e partner di Rossetti. Ma dopo la prima conferenza stampa entrambi si allontanarono. L’architetto di Detroit oggi dice a ilfattoquotidiano.it che il manager veneto “sparì nel momento in cui chiedemmo un accordo formale”; Metrogramma specifica che dopo quell’incontro non ha mai avuto a che fare con lui e di averlo “diffidato dall’usare il nome della società per i suoi progetti”. Fatto sta che nulla è mai stato costruito né la squadra è stata rilevata, a sentire Silvestrone “per colpa di qualche politico”. Ora lui riappare a Cagliari con render, numeri, interviste concesse a tutti. Petto in fuori e americani nell’ombra, annuncia: “Se chi rappresenta la città fa fallire un progetto del genere se ne assume la responsabilità”. Dice d’aver incontrato Cellino a gennaio e che la trattativa è ripresa subito dopo la presentazione in Comune dello studio di fattibilità per lo stadio. Il numero uno del Cagliari però dice di non conoscerlo.