Le cooperative rosse non sono più un monolite e le crepe all’interno dell’associazione che le raggruppa sono ormai di pubblico dominio. La Legacoop nazionale dovrebbe presto eleggere il nuovo presidente dopo che quello uscente, Giuliano Poletti, da qualche settimana è diventato ministro del Lavoro nel governo Renzi. Dovrebbe, appunto. Perché in verità, da quel giorno, nonostante la nomina governativa sia stata un riconoscimento esplicito dell’importanza economica che hanno assunto le coop, per i cooperatori non c’è pace. L’8 maggio si decide la successione, e mentre gli annunci delle ultime ore mandano avanti il modenese Mauro Lusetti, presidente Nordi-Coop, ancora sono tanti i mal di pancia.

Il trambusto nasce nella regione più importante: l’Emilia Romagna. Con l’addio di Poletti subito si era fatto avanti come successore il bolognese Gianpiero Calzolari, numero uno di Granarolo (una delle imprese più importanti tra le associate) e presidente di Legacoop Bologna: alla sua “corte”, oltre a Granarolo, cooperative del calibro di Manutencoop, Camst, Ccc, Coop Adriatica. Tuttavia, ai primi di aprile, ecco arrivare il clamoroso passo indietro, con un comunicato stampa che ha messo in piazza la spaccatura: “Molte delle leghe della nostra regione ritengono pregiudiziale a un confronto di merito sugli obiettivi da assegnare al prossimo presidente di Legacoop nazionale la condizione di assumere l’incarico a tempo pieno”. Per questo – ha scritto Calzolari in uno stringato comunicato stampa – “ho deciso di ritirare la disponibilità che avevo offerto in nome di un progetto di rilancio del ruolo di Legacoop Nazionale in quanto, sulla base della positiva esperienza condotta a Bologna, considero che sia venuto il tempo che le imprese cooperative siano poste al centro e non alla periferia della nostra associazione”.

Tradotto: Calzolari aveva posto come condizione per la sua candidatura la possibilità di rimanere in carica anche come presidente di Granarolo. Un modo, il suo, di intendere la presidenza delle coop rosse nello stile di Confindustria: mentre si fa il leader in giro per l’Italia, si rimane anche a capo della propria azienda. Del resto lo stesso Calzolari ha già un doppio incarico visto che è presidente di Legacoop Bologna. E inoltre sarebbe difficile per Calzolari abbandonare una realtà economica come Granarolo proprio ora. “Quello della Lola” infatti sta diventando un colosso economico mondiale con mire espansionistiche rivolte a Cina, Stati Uniti, Canada, Sud America. Una impresa del latte capace di macinare ricavi nel 2013 per poco meno di un miliardo di euro. Questo nonostante non siano mancate a Bologna le proteste continue dei facchini, che più di una volta hanno bloccato i cancelli della cooperativa lattiero casearia, per denunciare le loro condizioni di lavoro.

Dall’altra parte però, la fazione che fa capo a Modena e Reggio Emilia ha detto di no a Calzolari, probabilmente anche con una certa dose di campanilismo regionale. Ma non solo. C’è, in questa seconda fazione, l’idea di una presidenza “politica”: nonostante lo statuto non lo vieti, il presidente nazionale di Legacoop finora, anche nel caso di Poletti, aveva sempre rinunciato ai suoi incarichi manageriali. Così martedì è arrivata ufficialmente la candidatura del modenese Mauro Lusetti, presidente di Nordi-Conad, candidato unico a livello nazionale. Per capire quanto il suo nome metta tutti d’accordo basti dire che al momento della sua scelta i rappresentanti bolognesi sono usciti dalla sala e si sono astenuti. “Farò una serie di incontri per spiegare il senso e i contorni della mia proposta e ampliare il consenso intorno alla mia candidatura. Lavoreremo molto in giro per l’Italia perché abbiamo l’ambizione di coinvolgere tutti in questo progetto”, ha spiegato al Corriere di Bologna Lusetti, con aria da pompiere.

L’incendio infatti va spento prima dell’8 maggio quando la Direzione nazionale Legacoop dovrà decidere se eleggere o meno il nuovo presidente. All’interno dell’assemblea oltre all’ala bolognese potrebbero opporsi a Lusetti anche le coop lombarde e quelle toscane, vicine a Calzolari. Il rischio infatti, se Lusetti non dovesse convincere, potrebbe essere quello di un Congresso straordinario anticipato o di una lunga reggenza fino al 2015.

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