Sarà pur vero che la Mondadori ha sbaragliato la concorrenza di altri sei editori italiani ma dell’autobiografia ufficiale (tradotta) di Morrissey non si è più saputo nulla.
Cercare in rete qualche notizia significa imbattersi in comunicati risalenti alla fine di ottobre, nei quali si affermava che sarebbe uscita i primi mesi del 2014. Siamo alla fine di aprile e sugli scaffali dei negozi non se ne intravvede nemmeno l’ombra. Sai che novità, non è ne il primo ne l’ultimo libro atteso come la manna dal cielo… del resto dovremmo aver capito da tempo che il mondo, specialmente quello musicale, non ruota intorno alla nostra lingua; le fortune ad esso connesse, parlano, scrivono e soprattutto cantano in inglese.
Restiamo dunque sereni; traduttori e correttori di bozze saranno certamente al lavoro! Valga per loro un solo consiglio: la traduzione sia perfetta! I fan dell’artista, lo conoscono più che se stessi, e c’è da giurarci, non faranno eccezione neppure quelli italiani; ogni singola parola verrà passata al setaccio, persino le virgole non saranno sottese.
Nell’attesa di aver tra le mani il tomo, si potrebbero supporre alcuni contenuti presenti, oppure rivelare qualche news associata alla figura del rocker; partendo, magari, dal bellissimo titolo del nuovo disco in uscita tra giugno e luglio: “Word Peace Is None of Your Businnes”. Come tradizione vuole, le parole per “il Mozzer” hanno un peso specifico. Tradotto, vuole, infatti, dire: “La pace nel mondo non è affar tuo”. Difficile dissentire.
Attraversando il personaggio, si scopre ad esempio che l’idiosincrasia mostrata nei confronti delle questioni politiche si manifesta spontaneamente da tempi immemori, a cominciare dalla crociata contro i reali inglesi e più in generale nei confronti delle istituzioni: The Queen Is Dead, terzo album degli Smiths, inaugurava “la discesa in campo”, proseguita a passi lunghi e ben distesi più avanti, sulle parole pervenute nel testo di Margareth On the Guillotine, nel quale viene manifestato esplicitamente il disprezzo nei riguardi della Thatcher. In risposta a tutto ciò, la polizia britannica, una mattina, perquisì la casa del cantante, non avendo trovato nulla, gli agenti fecero l’unica cosa sensata dell’operazione: gli chiesero l’autografo.
Negli States le cose non vanno diversamente, ai tempi di Bush, “le dichiarazioni contro” non passarono inosservate, tanto da smuovere L’Fbi: messo sotto torchio venne in seguito assolto da quelle accuse rivelatesi semmai “solite paranoie all’americana”.
Niente è come sembra! Nemmeno Obama viene risparmiato, sebbene il cantante lo abbia nel 2008 apertamente appoggiato, in un concerto tenutosi nel 2013 a Tucson, manifesta tutta la delusione possibile nei confronti dell’amministrazione attuale.
Con uno così, ci vuole pazienza, a doverla portare è soprattutto chi scrive in questo momento! Giunge ora sul web, la ferale notizia secondo cui i ritardi nelle librerie italiane sarebbero dovuti alla ferma intenzione di non concedere i permessi eventuali a traduzioni, secondo lui a prescindere inadeguate. Resta qualche margine di speranza ma pare che con ogni probabilità, Autobiography rimarrà un classico in inglese appartenente alle collane Penguin Books. Non è uno scherzo.
Svelato dunque “in diretta” il motivo del ritardo Mondadori; da quelle parti “saranno contenti…” immaginare che il libro sia inutilmente pronto per la stampa non sarebbe un azzardo.
Considerando quanto sopra, tanto vale svelare ulteriori particolari. Come quelli annessi agli Smiths! Premessa, gli appassionati si mettano il cuore in pace, Morrissey non parla di eventuale reunion, quella, presumibilmente non avverrà mai. Ad esser svelati, sono semmai i particolari collegati a quanto successe nel 1996, ovvero l’anno della controversia sui diritti d’autore vinta dal batterista Mike Joyce. Visto l’ampio spazio concesso all’argomento, vien da pensare che ancora oggi quello da lui ritenuto “un terribile errore giudiziario” non smetta di alimentare il fuoco sacrilego del disprezzo.
Per chi non l’avesse ancora capito, stiamo parlando di un tipo tosto! Le battaglie portate avanti negli anni hanno sfiancato persino parte dei fan; non tutti, infatti, gli perdonano l’intransigenza e la tenacia con la quale – oramai da lustri – “ripropone pesantemente se stesso”: è del 16 aprile 2014 l’ennesimo comunicato urticante rilasciato alla webzine americana che lo rappresenta (leggi qui): nel mirino, la caccia alle foche perpetrata ancora oggi dal Canada.
La sessualità è un altro nodo cruciale che dovrebbe definirne il tratto. Sebbene alcuni testi delle canzoni lascino poco spazio al dubbio, Morrissey risulta essere estraneo “alle posizioni ufficiali” (ma nell’autobiografia si parla tout court di un fotografo), viene piuttosto da lui rivendicato il diritto di “non appartenere”, altresì di non rivelare quanto fatto (e con chi) in camera da letto. Come dargli torto?
Per conoscere a fondo i particolari della vita di Morrissey, al solito dj qualunque vien da pensare che anziché “sopportare” le bizze del Mozzer e conseguenti ritardi della Mondadori, farebbe bene a telefonare a qualche fan di sua stretta conoscenza.
9 canzoni 9 … di Morrissey
Lato A
I’m Throwing My Arms Around in Paris
Lato B
I Know It’s Gonna Happen Someday