Il partito del ministro dell'Interno candida l'ex sindaco di Reggio Calabria appena condannato: "Sono questioni diverse"
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, dopo aver preso coraggio annunciando la fuga di Dell’Utri solo pochi giorni fa, adesso ci riprova. E ieri al Viminale ha presentato un “piano di azione contro la criminalità organizzata calabrese”. In linea con il governo con tanto di slide, presenta questo piano, dopo un’introduzione del capo della Polizia Alessandro Pansa, che ne ha spiegato i dettagli. Ma quando Il Fatto ha chiesto ad Alfano se ci fosse coerenza tra questo suo programma e la scelta di candidare con il suo partito (Nuovo Centro Destra) Scopelliti alle europee, il ministro sembra infastidito. Giuseppe Scopelliti infatti, oltre esser stato condannato in primo grado, come ex sindaco di Reggio Calabria, a 6 anni di reclusione, è anche lo stesso che – come raccontano gli atti dell’inchiesta Meta della procura di Reggio – ha partecipato ad un pranzo per le nozze d’oro dei genitori dei fratelli Barbieri, arrestati pochi mesi dopo per mafia.
Per il ministro la vicenda di Scopelliti non c’entra nulla con il nuovo programma da lui sottoscritto. “Io sto presentando un piano di contrasto alla ‘ndrangheta, agli ‘ndranghetisti e ai loro affiliati. Questo è il mio mestiere. Il resto è il tentativo di mescolare due aspetti che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro”. Quindi vada per Giuseppe Scopelliti alle europee. Alfano è concentrato su questo programma per arrestare la pericolosità della ‘ndrangheta a livello nazionale e non. Ed ecco il piano da lui presentato, che prevede tre livelli di azione.
Il primo riguarda il territorio calabrese, dove ci sono “160 organizzazioni criminali e 4.389 affiliati – afferma Alfano – censite in base ad atti ufficiali attraverso il sistema di monitoraggio”. Il secondo livello è quello nazionale e qui si prospetta una collaborazione con procure e con le forze di polizia. Alle quali verranno aggiunte altre unità: “Lo Stato schiererà 800 uomini in più”, continua il ministro. E di questi 800, ha spiegato Alessandro Pansa, 155 uomini andranno a rafforzare i reparti investigativi, 355 il controllo del territorio e altri 290 in via d’assegnazione e provenienti da tutte le forze di polizia per entrambi i ruoli. L’ultimo livello, il terzo, è quello internazionale, che mira a combattere gli affari della ‘ndrangheta all’estero, “in particolare per quanto riguarda lo spaccio internazionale di stupefacenti”. E così verranno istituiti “50 uffici, divisi per aree, con una serie di esperti” che avranno competenza su determinate parti del mondo. Tutto per un solo scopo, dice Alfano: “non dare tregua alla ‘ndrangheta che è ritenuta oggi l’organizzazione criminale più pericolosa”. E così via con il “sistema di georeferiazione dei reati”, che analizza il luoghi dove è avvenuto il fatto; il “sistema informativo Ma.Cro.” che definisce “una mappa dei soggetti, delle organizzazioni e come queste si collegano tra di loro”. Senza dimenticare la presenza dello Stato sui cantieri “attraverso un sistema di penetrante vigilanza. Attraverso la nostra presenza – ha aggiunto Alfano – garantiamo più libertà di impresa, ricerchiamo le infiltrazioni criminali, i patrimoni illecitamente accumulati e i latitanti”. Questo il programma, cosa verrà fatto concretamente si vedrà. E i boss saranno di certo intimiditi da questo piano che li scoverà in ogni dove. Tranne, quando frequentano i salotti della politica.