E’ imperativo. “La figlia del Papa” va letto. Non solo perché è un libro scritto dal premio Nobel Dario Fo, 88 anni ma ancora vispo come un trentenne, o perché in tempi di editoria agonizzante Chiare Lettere inaugura la nuova collana ‘Narrazioni’, dedicata a testi che ribaltano i luoghi comuni. Fo riscrive la drammatica storia di Lucrezia Borgia, non più vista come la figlia incestuosa di Papa Alessandro VI, il più corrotto dei pontefici, sorella del diabolico e altrettanto incestuoso Cesare e avvelenatrice di mariti, ma rivalutata come vittima di giochi di poteri. Come è umana la Borgia secondo Fo, che la pennella come donna illuminata e illuminante per l’ottusa società di quei tempi. E la tratteggia in una trentina di illustrazioni che corredano il libro. “Quando mi sono trovato davanti a questa storia, non ho potuto fare a meno di pensare a Franca (Franca Rame, ndr), che ha passato la vita tra occupazioni, carceri, malati di Aids, il problema dell’intervenire non per questione di buon cuore, ma per giustizia sociale”. E per lui la rilettura dei Borgia è anche un pretesto per trovare parallelismi con il nostro tempo altrettanto desolante e corrotto.
Ultimi scampoli di design a Milano. Vabbè lo faccio adesso. E cito ancora un paio di installazioni del Fuorisalone che rimangono semi-permanenti per un po’. Location: il giardino rinascimentale degli Atellani di fronte alla chiesa Santa Maria delle Grazie, dove Leonardo fra una pennellata e l’altra all’Ultima Cena era solito ristorarsi: praticamente una camera da letto en plein air per i suoi famosi riposini di 15 minuti che si concedeva ogni 2/3 ore dato che di notte dormiva pochissimo. Evento: il Wundergarten, installazione di Ferruccio Laviani, che sembra uscito da un racconto di “Mille e una notte”, con gazebi, amache e tendaggi di tessuti dipinti artigianalmente della C&C, alias il duo creativo Emanuele e Piero Castellini, cugini e raffinati interior decorator.
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E proprio qui tra alberi secolari dove si affaccia il palazzo di famiglia, la C&C dopo accurate ricerche storiche farà “rinascere” l’antica vigna di Leonardo che ai tempi del maestro si estendeva fino all’attuale carcere di San Vittore. Con tanto di dazio da far pagare ai giapponesi armati di macchina fotografica.
La donna è mobile, secondo il Rigoletto di Verdi. E carte blanche è stata data a cinque artisti insieme a cinque oggetti, tra cui un ombrello e una giacca sartoriale, ovviamente bianche immacolate, da “imprimere” con un tocco di creatività. Un simposio voluto dalle aziende dalle aziende Castor, Pasotti e Lubiam. La mobilità è il contrario della passività, staticità e inezia e i proventi andranno al “Centro d’Aiuto alla Vita” che si occupa di donne vittime di violenza.
Non voglio certo fare un torto alla vedova più famosa del mondo dopo Yoko Ono. Setsuko Klossowka de Rola, discendente di una famiglia di samurai, appena ventenne, sposò Balthus nel 1967. Ne è stata musa e vestale fino alla sua morte avvenuta nel 1995. Impeccabile geisha, dopo aver retto la tavolozza dei colori al maestro per quasi quarant’anni (me lo ha detto la stessa Setsuko in un’intervista) è diventata pittrice in proprio e scrittrice. Colleziona kimoni antichi e adesso fa pure ceramiche di piatti ispirati alla collezione del suo Grand Chalet di Rossiniére, vecchio 300 anni, in terra cantonale. Ma il pezzo forte rimane il gatto fumatore che sputa spirali d’incenso.
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