Il progetto auto-organizzato e auto-finanziato ha dato vita ad un gruppo di quasi quaranta giovani cantanti che si esibisce ogni 25 aprile da quattro anni. Nel repertorio i canti partigiani, ma anche testi sui diritti umani e altre culture: "Spieghiamo ogni strofa e ci confrontiamo con i più piccoli parlando di valori. E' da loro che bisogna partire"
La festa della Liberazione resiste nelle voci dei bimbi di un coro. Hanno dai 6 ai 13 anni e ogni sabato pomeriggio per sei mesi si sono trovati al civico 96 di una delle vie storiche di Bologna. Accompagnati da mamma o papà, nella sacca una merenda da condividere con gli amici. Il coro “R’esistente” dei bimbi di via del Pratello nasce da un’idea dell’Anpi e del comitato di quartiere: auto-organizzato e auto-finanziato si esibisce da 4 anni per le celebrazioni del 25 aprile. Cantano da un palco con le loro quaranta magliette rosse, Gian Franco suona la chitarra, Claudia e Cristina dirigono il gruppo. “Fischia il vento”, “Bella ciao”, “I ribelli della montagna” e “Oltre il ponte”. Sono note del passato che qualcuno ha temuto andassero perse per sempre e che invece loro, per miracolo e per gioco, salvano ogni volta. In prima fila qualcuno si commuove, sono i genitori o forse i giovani che passano per caso. Non se l’aspettano di vedere il futuro che intona il passato senza paura. Chi non si commuove sono gli anziani, se ne stanno ai lati a battere le mani, con le rughe ruvide di chi conosce a memoria i passaggi e ingoia i sospiri per seguire le strofe fino all’ultima nota.
“Qualcuno a volte tira in ballo la politica, dice che indottriniamo i bambini. Ma vorrei che venissero a sentirli in piazza quando cantano o partecipassero alle nostre prove”. Claudia Finetti, una delle direttrici del coro, risponde poco dopo l’esibizione e racconta di un gruppo che ogni sabato pomeriggio studia le canzoni e racconta pezzi di storia a bambini che hanno orecchie abbastanza grandi per ascoltare. “Ogni volta, prima di imparare una nuova canzone, noi spieghiamo il testo e siamo sommersi dalle domande. Non pensiamo che siano degli sprovveduti. Hanno la capacità per capire e analizzare con interesse le cose. E a chi mette in mezzo la politica io dico, forse che la nostra costituzione non è nata dall’antifascismo?”.
Allora ci prova la musica a salvare storia. “Attraverso il piacere del canto“, continua Finetti, “noi cerchiamo di trasmettere dei valori. Dalla solidarietà alla partecipazione, fino all’uguaglianza. Sono contenuti molto attuali e l’anti fascismo è la base della nostra democrazia. Un valore universale fondamentale. Non si tratta di valori che storicamente sono stati condivisi. Noi cerchiamo di parlarne e discuterne con i più piccoli. Perché è da loro che bisogna partire”. Per questo il repertorio non si ferma ai canti partigiani. “Cantiamo anche altri testi di altre culture. Spieghiamo così ai ragazzi che dopo il fascismo e la guerra, non sono finite le ingiustizie e le violazioni dei diritti. La resistenza deve esistere sempre. E i loro canti ce lo insegnano ogni volta”. Al civico 92 per un po’ non ci saranno le merende e i canti dei bambini. Ma solo fino alla prossima esibizione. “Stiamo programmando nuove uscite. Il progetto non si ferma con il 25 aprile. Noi r’esistiamo sempre”.