Il 25 aprile serve ancora o è solo occasione di retorica e di “divisione” tra gli italiani? Sappiamo che viviamo tempi dove destra e sinistra sono liquidate come parole consunte, fascismo e antifascismo sono considerati reperti del passato, il revisionismo si è spinto sin quasi ad equiparare boia e vittime.
Eppure non riusciamo a considerare il 25 aprile come una data qualsiasi e magari pure come una festa da sopprimere. Del resto le migliori ragioni per onorarla le danno proprio i suoi nemici, vecchi e nuovi.
Ci siamo già dimenticati il disprezzo ostentato con il quale l’ex Cavaliere disertava la ricorrenza? Abbiamo già archiviato il tentativo di equiparare per legge i reduci di Salò e i partigiani? Ci siamo scordati i tentativi di cancellare “Bella Ciao” dalle manifestazioni del 25 aprile, buon ultimo ci ha provato anche il perfetto di Pordenone?
Cosa dire del tentativo, poi fallito, di strappare dai libri di storia le pagine sulla Resistenza? E dei tentativi di far rinascere formazioni neonaziste e neofasciste in Grecia,in Francia,in Gran Bretagna,in Germania, in Italia?
Certo il 25 aprile continua ad essere una data scomoda non tanto per il passato quanto per un presente dove non mancano in servizio permanente effettivo fascisti, ex fascisti, fascisti ad honorem talvolta attivamente presenti persino ai tavolo delle riforme costituzionali ed istituzionali.
La memoria di quella stagione rende la vita piú complicata a chi vorrebbe fare a pezzi la Costituzione. A tutti costoro continuiamo a preferire il poeta partigiano Giuseppe Calzoni e la sua poesia “Avevo due paure”:
Avevo due paure
La prima era quella di uccidere
La seconda era quella di morire
Avevo diciassette anni
Poi venne la notte del silenzio
In quel buio si scambiarono le vite
Incollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa
Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa
Poi spuntò l’alba
Ed era il 25 Aprile
Una volta che avevo diciassette anni ed ero quasi a forza partigiano
trovammo nel perlustrare una cantina due fascisti
Senza le armi son come scatole svuotate
e a noi due morti in più portavan niente
Così li aiutammo a sparire a calcinculo
Ma poi anni dopo uno lo incontrai che aveva una bambina
e mi guardò e mi disse
Ti devo la mia vita e lei
E io pensai che se avesse vinto lui la guerra
non ci saremmo stati né io né i miei due figli.
Sarà bene non dimenticarla anche il 26 aprile e nei giorni a seguire.