24 aprile 2014. Una data da ricordare: in Senato è stato presentato il Ddl n. 1442 in materia di Assistenza Sessuale per le persone con disabilità.
Direi un momento storico per il nostro paese, un momento importante per tutte le persone che credono nella libertà di scelta e soprattutto nella possibilità di abbattere i troppi e grandi tabù legati alla sessualità.
Il senatore Sergio Lo Giudice portavoce della proposta insieme a molti altri firmatari bipartisan hanno permesso di poggiare la prima pietra per il “cambiamento”. Sono orgoglioso di essere stato presente e di fare parte del Comitato promotore per l’Assistenza Sessuale con il quale solamente un anno fa abbiamo iniziato il difficile cammino verso le trasformazioni. Trasformazioni socio-culturali, che faticosamente hanno permesso non solo di raggiungere i palazzi del potere, ma soprattutto promuovere una nuova cultura delle differenze.
L’assistente sessuale non ha nulla a che fare con la prostituzione o i più moderni ecort. E’ un professionista uomo o donna eterosessuale, bisessuale o omosessuale che dopo un importante percorso formativo è abilitato ad aiutare le persone con disabilità, siano queste donne e uomini, promuovendo quello che solitamente amo definire un’educazione all’affettività, all’emotività, alla corporeità e alla sessualità.
Spesse volte leggo commenti che rispecchiano una grande confusione in materia di assistenza sessuale. Comprendo la difficoltà di alcune persone ad identificare chi lavora con la sessualità, fraintendendo certi professionisti semplicisticamente con la mera prostituzione e questo è dimostrato anche dall’esperienza dei paesi nord europei dove, seppur chiara, la figura dell’assistente sessuale è associata ai sex workers. Penso però, che, in una società liberata dai forti retaggi “medioevali” e filocattolici pronta a sperimentare il diritto al piacere e alle differenze in “genere”, possano coesistere entrambi le figure: differenziandosi. Coloro i quali decidono di lavorare con il proprio corpo donando piacere sessuale ad altri individui hanno diritto ad una più chiara regolamentazione e non necessariamente all’istituzione di particolari corsi di formazione. Diverso è invece per chi come l’assistente sessuale promuove un’educazione all’affettività, all’emotività, alla corporeità e alla sessualità. In questo caso la necessità di formare professionisti su tematiche importanti legate alle differenti forme della disabilità, ma anche alle tecniche di comunicazione e all’acquisizione di un cultura del rispetto e dell’empatia sono d’obbligo. Minimizzare la questione facendo leva solamente sulla possibile regolamentazione in materia di prostituzione è assolutamente inutile. In Italia è importante sia una ridefinizione giuridica chiara in materia di prostituzione (a tale riguardo il senatore Spilabotte ed altri cofirmatari di recente hanno presentato un Ddl), che una sull’assistenza alla sessualità e provando ad essere ancora più precisi sarebbe necessaria una regolamentazione in materia di Educazione alla Sessualità.
Questa particolare e complessa differenziazione porta il nostro paese a promuovere un importante cambiamento socio-culturale, delineando aspetti innovativi e costruttivi, differenziandoci anche da quei paesi nord europei più evoluti in materia sessuale, promuovendo l’abbattimento del tabù del sesso e favorendo una sana e meno ipocrita educazione alla sessualità.
Come rimarcato anche in conferenza stampa il percorso è ancora lungo e tortuoso, ma l’energia e la forza ci spingono sempre più avanti. A tale riguardo prossimamente il Comitato Promotore dell’Assistenza Sessuale “LoveGiver” renderà ufficiale l’apertura alle candidature per il primo corso per assistenti sessuali, che si terrà in autunno.
All’interno del Comitato Promotore sull’Assistenza Sessuale stiamo lavorando definendo in modo chiaro e preciso le linee guida necessarie non solo alla formazione dei professionisti, ma ancor prima alla loro selezione. Come ho avuto modo di rimarcare in altri articoli e comunicati, ma anche nei vari congressi organizzati in tutta Italia a favore della giusta comunicazione in materia di assistenza sessuale, la selezione dei candidati sarà un momento delicato ed importante sia per formare un gruppo di lavoro produttivo e costruttivo sulla tematica in questione, ma soprattutto per permettere ai primi professionisti italiani di indirizzare in modo corretto, rispettoso e funzionale il lavoro educativo sessuo-corporeo delle donne e degli uomini affetti da forme di disabilità.