Il partito del non voto potrebbe battere il record negativo del 2009, quando solo il 43 per cento degli aventi diritto aveva deciso di recarsi alle urne. In Italia andrà ai seggi solo il 60 per cento
A poco più di un mese dalle Europee le previsioni di affluenza alle urne non fanno sorridere. Secondo i sondaggi pre-elettorali, l’astensionismo potrebbe addirittura battere il record negativo del 2009, quando solo il 43 per cento degli europei aveva deciso di recarsi alle urne. In Italia andrà a votare il 60 per cento degli aventi diritto, in calo rispetto al 65,5 del 2009 e al 75,2 delle scorse politiche. Un italiano su tre, quindi, rimarrà a casa.
È quanto rileva un recente sondaggio Swg, che conferma il costante aumento dell’astensionismo degli italiani alle elezioni di Bruxelles. Il grande entusiasmo per quell’Europa unita e pacifica disegnata da personaggi illustri come Altiero Spinelli e Jean Monnet, che nel 1979 ha portato per la prima volta alle urne l’85,7 per cento degli italiani, è andato scemando nel tempo: 82,5 nel 1984, 81 nel 1989, 73,6 nel 1994, 69,8 nel 1999, 71,7 nel 2004 e 65 nel 2009.
A casa soprattutto gli elettori di centrodestra – Guardando gli ultimi sondaggi sul possibile esito delle elezioni in Italia, sono soprattutto gli ex elettori del Pdl a volere boicottare le urne. Alle elezioni del 2009 il partito di Berlusconi raccolse infatti il 35,3 per cento dei consensi, mentre, secondo le ultime stime riferite al 2014, Forza Italia, Nuovo Centro Destra e Fratelli d’Italia insieme non andranno oltre il 29 per cento. Ma l’astensionismo si conferma anche nel resto d’Europa.
In Francia l’affluenza al voto è prevista al 38,5 per cento (record negativo di sempre), al 41,6 per cento in Spagna, 39 in Portogallo, 38 in Finlandia, 36 in Polonia. Anche la Germania non dovrebbe allontanarsi troppo dal 40 per cento mentre in Gran Bretagna, storicamente propensa ai pruriti euroscettici, l’affluenza alle urne non si discosterà di troppo dal 34,7 per cento del 2009. Diverso il discorso per il Belgio e il Lussemburgo, rispettivamente con un’affluenza nel 2009 del 90,8 e del 90,4 per cento. Ma in questi due Paesi votare è obbligatorio – quindi un elettore su dieci ha preferito rischiare una multa piuttosto che votare.
L’astensionismo può premiare l’euroscetticismo – Considerando l’aumento dei consensi dei partiti e movimenti euroscettici nei 28 paesi Ue, è possibile che buona parte di chi deciderà di votare lo farà per protestare nei confronti di quell’Europa percepita come inadatta alle proprie aspettative. In Francia il Front National di Marine Le Pen è dato al 23,3 per cento (20 eurodeputati), nei Paesi Bassi il Partij voor de Vrijheid di Geert Wilders al 15 per cento (4 eurodeputati), nel Regno Unito l’UK Independence Party di Nigel Farage al 23,3 per cento (19 eurodeputati), in Ungheria il Jobbik di Gábor Vona al 22,5 per cento (5 eurodeputati).
Eppure le elezioni europee sono il momento nel quale i cittadini possono incidere concretamente nella vita politica dell’Ue. E la prossima legislatura (2014-2019) si preannuncia fondamentale. A Bruxelles si parla addirittura di “legislatura costituente” nella quale il Parlamento europeo potrebbe avere importanti poteri nell’eventuale revisioni dei trattati europei. In attesa del 25 maggio, ultimo giorno dei tre in cui si voterà in Europa secondo il calendario nazionale (in Italia il 25), gli ultimi sondaggi europei danno l’aula di Bruxelles e Strasburgo in bilico tra centrodestra (217) e centrosinistra (208) con una forte componente di euroscettici (circa 130).