E’ ancora un problema parlare di mafia? O, meglio, è ancora un problema parlare delle relazioni tra Cosa Nostra, Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi? A Roma pare di sì. Almeno secondo la maggiore istituzione culturale del governo spagnolo. L’Istituto Cervantes ha vietato la presentazione di Crónicas de la mafia, un libro scritto dal giornalista Íñigo Domínguez, che racconta la mafia agli spagnoli in un volume di oltre 500 pagine, dall’Ottocento fino a oggi. “Non so spiegarlo, ma è una pessima notizia e da giornalista lo considero un fatto gravissimo”. Il tono di Domínguez, corrispondente a Roma del quotidiano spagnolo El Correo dal 2001, alterna rabbia e stupore.
Il suo libro è un saggio storico, ben dettagliato, che mette in fila le vicende più importanti della storia di Cosa Nostra fino a raccontare le ambiguità di alcuni personaggi politici italiani. Da qui l’importanza, per i lettori spagnoli, del volume: il giornalista fa un viaggio esaustivo e critico dentro le pericolose relazioni di Silvio Berlusconi con la mafia. “Sì, c’è un capitolo finale su Berlusconi, la sua carriera imprenditoriale, i rapporti con Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra. Un capitolo lungo e approfondito, ma non c’è nulla che non si sappia già” spiega, incredulo, il giornalista.
Tutto comincia un mese fa: l’autore del libro, pubblicato a gennaio da Editorial Libros del KO, mostra il saggio al direttore del Cervantes di Roma, Sergio Rodríguez, che decide di organizzare una presentazione per la piccola comunità di spagnoli presenti nella capitale. Il libro infatti, già alla sua terza edizione e con più di 5mila copie vendute in Spagna, è stato presentato a Madrid, Barcellona, Bilbao e Santander. Dopo qualche settimana arriva però il passo indietro: nessuna presentazione per “motivi tecnici”. “Me l’hanno comunicato via mail. Una risposta strana, a dire il vero. Poi sono venuto a sapere, tramite fonti interne e affidabili, che il caso era finito all’ambasciata”, dice il giornalista.
La censura, infatti, pare sia arrivata direttamente dall’ambasciatore spagnolo in Italia, Javier Elorza. Il motivo? Il saggio di Domínguez sarebbe scomodo e potrebbe creare dei problemi con gli italiani. O meglio dare fastidio a qualcuno. “Ufficialmente non mi hanno detto nulla, ma dopo ho saputo che era questo il motivo. Mi sorprende e non riesco a capirlo: non c’è nulla di offensivo sull’Italia. Magari si parla in maniera critica di qualche personaggio, come Silvio Berlusconi, ma non credo che questo sia un problema perché gli stessi tribunali italiani l’hanno condannato e il suo amico Dell’Utri è proprio adesso agli arresti a Beirut. In Italia si pubblicano ogni anno decine di libri sulla mafia”, racconta Domínguez con sbalordimento.
L’Istituto Cervantes di Roma continua a ripete che il rifiuto è solo una questione di “agenda”. Stesso ritornello dall’ambasciata spagnola: “L’Istituto Cervantes deve fare promozione culturale. Un libro sulla mafia è controverso, scomodo e il Cervantes non deve entrare in certi argomenti. E’ come se l’Alliance Française (Istituto di cultura francese ndr) presentasse a Madrid un libro sull’Eta scritto in francese da un giornalista francese”, aveva già detto Agustín Galán, portavoce dell’Ambasciata iberica a Roma alla stampa spagnola. Insomma, come a dire ognuno lavi i propri panni sporchi in casa. Che poi Crónicas de la mafia, scritto in spagnolo da un giornalista spagnolo, sia comunque un saggio del tutto attendibile non è certo un buon motivo per una presentazione col visto del governo di Madrid.
Eppure poco più di due settimane fa Teodoro Obiang, presidente della Guinea Equatoriale, criticato dalle organizzazioni internazionali per corruzione, abuso di potere e violazioni dei diritti umani, aveva tenuto una conferenza all’Istituto Cervantes di Bruxelles, senza che questo provocasse alcun imbarazzo alle autorità iberiche, con le quali Obiang mantiene rapporti più che cordiali nel settore petrolifero. “Molti colleghi spagnoli hanno fatto presente proprio questa contraddizione. Penso che alla base della censura del mio libro ci siano solo ignoranza e timore”, dice Domínguez. E non è il primo caso. Nel maggio del 2012 l’ambasciatore a Roma Javier Elorza aveva cercato di boicottare la presentazione al Cervantes del libro In memoria dell’alba sull’ultimo decennio della dittatura franchista, ambientato nei Paesi Baschi. A scriverlo la giornalista Maria Claudia Origlia, italiana. Forse, secondo l’ambasciata, il problema era proprio questo.