Nonostante i veti del Vaticano, c’è chi continua ancora a credere che, per una società più civile, sia necessario educare bimbi e ragazzi a combattere gli stereotipi di genere, causa di intolleranza, discriminazioni e disparità. Così fa la casa editrice Settenove che ha pubblicato due libri. Il primo, “Ettore, l’uomo straordinariamente forte“, è un volumetto illustrato realizzato da Magali Le Huche, autrice francese che a soli 34 anni ha all’attivo già una trentina di libri per l’infanzia.
Il suo ultimo lavoro tradotto in italiano racconta la storia di un circense, Ettore, capace di imprese straordinarie, come sollevare due lavatrici con un dito oppure tirare un carrello pieno di leoni con i denti. Saltimbanchi, ballerine e giocolieri lo ammirano. Ettore però ha un segreto: lontano dal tendone, nella sua roulotte, ama fare la maglia e lavorare all’uncinetto. Un’attività che tiene nascosta perché, nell’immaginario comune, a un vero uomo non s’addice dilettarsi con ferri e merletti. Un giorno il suo segreto viene scoperto da due colleghi, i domatori di leoni, invidiosi del suo talento, che lo deridono davanti a tutti per la sua passione. Non tutto il male vien per nuocere, comunque, perché Ettore riuscirà a dimostrare che fare la maglia è più utile di quanto si creda in seguito a una tempesta che porta via tutti i vestiti del circo e anche il tendone.
Entrambi i testi si inseriscono in una tendenza presente anche all’estero, di libri, giocattoli e film, per la decostruzione degli stereotipi di genere nell’infanzia. Molto popolare, negli Stati Uniti, è “A mighty girl” (Una ragazza potente), un sito dove è possibile acquistare fumetti, romanzi, libri illustrati, giochi in scatola, costumi da supereroe, per bambine fuori dagli schemi del rosa e delle bambole. E per fare capire l’importanza di un’educazione al di là del genere è da poco uscito un documentario che ha fatto discutere. Si intitola “The mask you live in” (“La maschera che ti porti addosso”) e si occupa del modo in cui vengono educati gli uomini alla “mascolinità” fin da piccoli: a non piangere, a non mostrare emozioni, a non chiedere aiuto quando si sentono in difficoltà, ad atteggiarsi a forti e senza paura, ad associare il rispetto alla violenza. Una modalità di educazione che causa gravi problemi, dei quali si preferisce non parlare. Secondo il documentario, negli Stati Uniti più della metà degli uomini e dei teenager che si trovano in situazioni di difficoltà psicologica non chiede aiuto, una situazione che può portare fino al suicidio.
Il video fa parte di un progetto più ampio chiamato “The representation project” (“Il progetto rappresentazione”) che nel 2011 ha portato alla realizzazione di un documentario sugli stereotipi mediatici con cui crescono le bambine e le ragazzine , con interviste a celebrity come Jane Fonda e Rosario Dawson, che ha partecipato a numerosi festival (tra cui il Sundance) e che ha vinto diversi premi.