Nel 2009 ottenne 18.500 voti pur non avendo alcun legame con il partito che lo fece eleggere, e ora, finito il mandato, canterà la sua verità nei panni di un rock- Terminator. E a il 25 maggio non si ricandida perché “non vuole rimanere aggrappato alla poltrona”. Per Tiziano Motti, europarlamentare Udc in scadenza e cantante rock ispirato a Vasco Rossi, la comunicazione politica è un pilastro. Candidato nel 2009 al Parlamento europeo prima come indipendente senza alcuna ideologia politica di riferimento, e poi con l’Udc, pur non essendo nemmeno credente, riuscì a farsi eleggere con migliaia di preferenze facendo campagna elettorale dai palchi delle discoteche. E sull’esito delle prossime elezioni europee ha pochi dubbi: “La parte del leone la farà il Pd di Matteo Renzi, ma la vera sorpresa sarà la performance del Movimento 5 Stelle, che sbancherà alle urne classificandosi al secondo posto”.
Reggiano di nascita e casiniano d’adozione, Motti è convinto di sapere bene come si vincono le elezioni. Durante la scorsa tornata elettorale per la nomina degli europarlamentari, del resto, riuscì a farsi votare ben 18.500 volte pur non avendo mai militato nel partito, cioè l’Udc, che lo inserì nella sua lista. Pur non avendo una propria ideologia politica di riferimento, ed anzi, essendo passato alla storia come il primo candidato che ha cambiato partito prima ancora di essere eletto. Ne “Il marketing politico nelle campagne elettorali”, scritto dal politologo e blogger Enrico Serra, e edito da Armando Curcio Editore, Motti infatti racconta: “Davo per scontato che il mio look e le mie frequentazioni avrebbero portato a un esito che mi collocava idealmente nel centrodestra”.
Quindi, al momento di candidarsi provò a bussare alla porta del Pdl, ma quando i berlusconiani lo rifiutarono non si perse d’animo, e si unì all’Udc. “Il partito di Casini mi diede fiducia – racconta Motti a ilfattoquotidiano.it – perché andai a cercare i giovani direttamente nel loro ambiente, arrivando a salire sul palco per cantare i miei slogan in chiave rap. Certo, da molti fui considerato un idiota, ma le discoteche erano gli unici luoghi dove incontrare i ragazzi, che all’epoca ai dibattiti in piazza non partecipavano”. “Ovviamente – precisa l’europarlamentare, grande fan di Vasco Rossi – se l’Udc mi avesse rifiutato come il Pdl non sarei mai andato a bussare alla porta di altri partiti, ci vuole dignità quando si fanno le cose. Tuttavia credo che il porta a porta, incontrare le persone per strada e parlare il loro linguaggio mi abbia premiato”.
Ed è questo ciò che manca alla politica italiana, secondo Motti. Autore di un decalogo di regole da seguire in campagna elettorale, riportate da Serra nel suo libro, come ad esempio “il principio del campanile”, cioè fare leva sul senso di appartenenza, o quello del “coccodrillo giallo”, che impone al candidato di non usare mai il ‘non’, per l’europarlamentare reggiano l’ingrediente che rende vincente la ricetta per sfornare il perfetto candidato è proprio il linguaggio. “Al di là dei contenuti, che in politica sono sempre quelli, la differenza è tra chi dice le cose perché ci crede, e chi perché ha bisogno di aumentare il proprio peso politico – chiosa Motti – al politico medio manca la capacità di parlare linguaggio della gente”.
In cima alla classifica dei bravi comunicatori, per Motti, c’è Matteo Renzi. Già nel 2009, infatti, l’eurparlamentare fresco di nomina intuì che l’attuale premier “avrebbe fatto strada per la sua padronanza del marketing e per la capacità di sfruttare a proprio vantaggio siti comunicativi innovativi”. “Renzi si sta muovendo molto bene e credo che il suo governo sia destinato a durare a lungo. Le sue promesse hanno avuto l’handicap di non essere mantenute entro i termini stabiliti, però sono state formulate poco prima delle elezioni europee e se, come sta cercando di dimostrare, riuscirà a ottenere la copertura finanziaria utile a portare a casa i risultati, sarà difficile per chiunque vincere il confronto con il suo governo”.
Poi c’è il Movimento 5 Stelle, che per Motti “parte avvantaggiato perché antieuropeista: in un momento di simile crisi la politica non è riuscita a dare risposte ai cittadini senza aumentare le tasse, e questo a aggravato il divario con le istituzioni. Come si fa, quindi, a sfruttare un fenomeno simile? Trovando un colpevole. E siccome il colpevole è sempre la politica, si punta il dito contro l’Europa”. A pagare lo scotto del successo altrui, alle prossime elezioni, sarà quindi il centrodestra: “Forza Italia e Nuovo Centrodestra sanno che perderanno voti. Silvio Berlusconi, però, non è tipo che si arrende, e credo che stia monitorando la situazione per cercare di sfruttare la prossima chance elettorale”.
Nel suo futuro c’è la politica fatta attraverso la musica. Il 29 aprile, infatti, uscirà il suo primo album inedito, intitolato “Siamo tutti assolti”: dodici brani tra cui ci sarà anche il singolo La Verità, anticipato da Radio Città del Capo, che vede il politico in versione rock Terminator, con tanto di occhiali scuri, giacca di pelle, e un velato riferimento a Vasco Rossi, Lucio Dalla, John Lennon e Bono Vox, cantare del rapporto di (s)fiducia tra cittadini e politica. “Il singolo – spiega Motti – parla della distanza che c’è tra linguaggio politico, una verità che tiene conto del fatto che alcune cose in tv non possono essere dette, e di ciò che invece gli italiani vorrebbero ascoltare. E a dimostrazione del fatto che non tutti i politici sono parte della casta – conclude Motti – i proventi delle vendite del singolo La verità andranno in beneficenza a Telefono Azzurro e Unicef”.