Il premier attacca i due rivali principali alle prossime elezioni europee: "Sono uguali". Con il leader M5s la polemica è più forte: "E' il più furbo di tutti, ci considera tutti spettatori costanti del suo show. Lui ironizza sugli 80 euro che sono due biglietti per il suo spettacolo". Poi ragiona sulla riforma di Palazzo Madama: "Senatori scelti tra i consiglieri regionali"
Da una parte l’attacco a Grillo e Berlusconi “facce della stessa medaglia”, dall’altra l’apertura a una mediazione sulla riforma del Senato per superare gli ostacoli sull’eleggibilità. Renzi, ospite su Rai3 di Lucia Annunziata nella trasmissione ‘In mezz’ora‘ spiega la sua proposta: “Troveremo una soluzione, oggi la linea di fondo è che i consiglieri individuino al proprio interno quale consigliere regionale va al Senato. Questo può essere un punto di mediazione”. Di fatto il presidente del consiglio dà credito all’ipotesi messa in campo da Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli per arrivare a mediare su una riforma del Senato che oggi divide il Pd e preoccupa il capo dello Stato, Giorgio Napolitano con cui Renzi si è incontrato ieri. Quanto alla tempistica, però, allenta il cronoprogramma e dice: “L’approvazione della riforma costituzionale in prima lettura entro il 25 maggio? Spero di sì, ma non mi impicco alla data, pensiamo ci siano le condizioni, ma se vogliamo prenderci una settimana in più – e dunque dopo il voto europeo – diamogliela pure, l’importante è che la riforma si faccia”.
“Grillo e Berlusconi due facce della stessa medaglia” – L’ultima volta si erano visti a febbraio durante le consultazioni per la formazione del governo, ma Matteo Renzi e Beppe Grillo sono rimasti a guardarsi consapevoli di essere i veri protagonisti della sfida elettorale europea del prossimo 25 maggio. Perché, se anche Berlusconi le spara sempre più grosse con l’obiettivo di occupare le prime pagine dei giornali, è lo stesso ex Cavaliere a dire la verità: “Se arriveremo al 20 per cento ci sarà da accendere un cero”. Così Renzi riserva al leader di Forza Italia solo una battuta “perché solo i giornalisti fanno domande su di lui e comunque tra qualche giorno dirà di essere stato frainteso”: “Dire che per i tedeschi i lager non sono mai esistiti come ha fatto Berlusconi ieri è sbagliato e inaccettabile, così com’era inaccettabile quella di Grillo sulla Shoah“, spiega il premier rievocando anche la parafrasi di Primo Levi che il comico genovese aveva postato lo scorso 14 aprile sul suo blog ricevendo una pioggia di critiche dalla comunità ebraica.
“Grillo smetta di fare show e dia una mano” – “A me viene il dubbio che Grillo forse sia il più furbo di tutti, anzi si levi il forse e ci consideri tutti spettatori, paganti o meno, del suo show. Lui ironizza sugli 80 euro che sono due biglietti per il suo spettacolo, ma a una mamma possono far comodo”, dice ancora Renzi che considera Berlusconi e Grillo “due facce della stessa medaglia” come dimostra la reazione sul decreto degli 80 euro: “Da professionisti della comunicazione hanno cercato di nascondere la decisione del governo che migliora almeno un po’ la vita di tante persone mentre loro hanno avuto un atteggiamento spocchioso“. “In 64 giorni non è cambiata l’Italia ma l’umore. Usciamo dalla logica di chi diceva ‘non me lo fanno fare o non serve”, insiste Renzi tornando su Grillo che “ieri a Piombino è arrivato e ha fatto lo show ma un lavoratore gli ha detto ‘comodo venire ai funerali’. L’impressione è che alcune forze politiche non si preoccupano di risolvere i problemi ma di urlare, gridare e utilizzare i problemi occupazionali come occasione per fare polemica“.
“Quattro-cinque punti decisivi sulle riforme istituzionali” – Renzi sottolinea: “Il primo: via le Province, e il 25 maggio per le Province non si vota. Poi ci sono le cose che eliminiano come costi della politica, tipo via le auto blu. Sono pochi soldi? Perché non lo hanno fatto quelli che criticano? Sulla riforma costituzionale c’è l’abolizione del Cnel, su cui quasi nessuno è in disaccordo. Poi c’è il Titolo V, cioè il rapporto tra Regioni e Stato. Il contenzioso tra i due oggi è pazzesco. Fare chiarezza significa restituire credibilità alle Regioni, con lo Stato che deve rispettare l’autonomia delle Regioni. Su questo punto c’è un accordo quasi completo, siamo ad un passo”. Ma il Senato? “Noi abbiamo detto mai più bicameralismo perfetto. Mai più il voto di fiducia, mai più quello sul bilancio, no eleggibilità perché dietro all’eleggibilità diretta del Senato c’è la produzione di ceto politico“.