Un impegno concreto su mafia e corruzione. È quanto chiede l’associazione Libera ai candidati delle prossime elezioni regionali del Piemonte. Sette punti programmatici che toccano temi spinosi, dall’incandidabilità di soggetti invischiati in reati di mafia o malapolitica, all’applicazione e modifica di norme sul gioco d’azzardo, usura, ambiente, trasparenza e contrasto della povertà. “La ‘ndrangheta in Piemonte è forte e radicata anche perché i clan trapiantati in Piemonte hanno trovato sponda e legami con settori insospettabili della nostra società”, denuncia l’associazione guidata da don Ciotti. Libera sottoporrà gli impegni ai candidati a partire da domani, dopo una conferenza stampa che si terrà al Bar Italia di via Veglia 59/b, bene confiscato alla mafia. Da quel momento in poi le risposte dei politici saranno monitorate pubblicamente sulla piattaforma online www.l7.liberapiemonte.it.
Non è certamente un caso se Libera propone come primo punto programmatico le “candidature pulite”. Negli ultimi anni mafia e reati contro la pubblica amministrazione hanno infatti costellato le vicende giudiziarie piemontesi. Nella regione, ad oggi, i processi scaturiti dalle maxi operazioni contro la ‘ndrangheta hanno generato ben 110 condanne per mafia, e tra queste la condanna in primo grado per concorso esterno di Nevio Coral, esponente di spicco del centro destra piemontese, di Bruno Trunfio, vicesegretario Udc di Chivasso, nonché la richiesta di nuovi accertamenti su Fabrizio Bertot, europarlamentare candidato alle prossime europee con Forza Italia. Ci sono stati poi gli scioglimenti dei consigli comunali di Leinì e Rivarolo, (anch’essi al voto il prossimo 25 maggio) e la scoperta di diverse relazioni pericolose tra mafia e politica. In Piemonte “ci sono tante persone che traggono vantaggio dall’esistenza della mafia, persone che non hanno nessun interesse a denunciarla. Persone, politici e amministratori, che la legge penale non può punire perché la loro colpa è l’opportunismo”, aveva denunciato l’ex Procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli durante la requisitoria del processo Minotauro.
Ombre cui si aggiungono quelle del peculato e della malapolitica. Sono infatti 39 i consiglieri regionali piemontesi in attesa di giudizio per la Rimborsopoli locale, compreso l’ex governatore Roberto Cota che ha chiesto di essere processato con giudizio immediato. Libera adesso chiede ai partiti di non candidare “persone rinviate a giudizio o condannate, anche solo in primo grado, per reati di mafia e contro la pubblica amministrazione”. E chiede che lo stesso principio venga adottato “per gli incarichi di nomina diretta del Presidente”.
Per tentare di arginare la corruzione, l’associazione chiede inoltre al futuro Consiglio Regionale di adottare entro 100 giorni dal suo insediamento la delibera “Trasparenza a costo zero” rilanciando così sul territorio piemontese quanto chiesto dalla campagna Riparte il futuro su scala nazionale ed europea. Ovvero, la trasparenza economica e amministrativa dell’ente attraverso la pubblicazione completa e digitale dei documenti e della anagrafe degli eletti, un codice etico stringente per gli amministratori (Carta di Pisa) e una “tavola pubblica per la trasparenza” che coinvolga amministratori e cittadini.
Le proposte di Libera riguardano poi la normativa sull’usura, che si vuole più vicina alle vittime, quella sul gioco d’azzardo (per una maggiore prevenzione e cura delle dipendenze), sui beni confiscati (per cui vengono chiesti maggiori fondi) e sull’ambiente, in particolare sul funzionamento delle cave estrattive. L’ultimo punto del documento riguarda invece alcuni provvedimenti per il contrasto della povertà. Nella regione in cui il tasso di disoccupazione è il più alto del nord Italia l’associazione chiede il blocco degli sfratti e la destinazione ai più bisognosi dei locali sfitti o confiscati alla criminalità, oltre a servizi sanitari gratuiti per le persone a reddito zero.