Gli impianti della centrale Tirreno Power di Vado Ligure (Savona) non possono riaprire neanche temporaneamente. E’ la decisione del giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi che ha respinto l’istanza presentata dai legali della proprietà dello stabilimento a carbone. Gli avvocati avevano chiesto l’accensione dei cosiddetti “gruppi” per evitare l’ossidazione del carbone ancora stoccato nel carbonile. La magistratura avrebbe però accertato che in centrale ci sono forniture di carbone in giacenza dal luglio 2012. Un’istanza analoga era già stata rigettata dalla Procura nei giorni scorsi. Il gip ha ritenuto che “in assenza di un programma serio di miglioramento e di accorgimenti tecnici sui gruppi a carbone, non sarà possibile dar luogo alla riaccensione degli impianti. Che l’azienda presenti un progetto serio, altrimenti non ci sarà alcuna ripresa dell’attività”. Si tratta di dinamiche, anche dal punto di vista giudiziario, analoghe a quelle dell’Ilva di Taranto. Anche in quel caso la proprietà aveva chiesto l’accensione di alcuni impianti per poter garantire la manutenzione dei macchinari.
Lo stesso gip aveva dato l’ok nel marzo scorso al sequestro dell’impianto di proprietà al 50% di Gaz de France e partecipata al 39% dalla famiglia De Benedetti perché c’è – secondo gli inquirenti – un nesso tra le emissioni dello stabilimento e i decessi degli ultimi anni. Secondo la procura di Savona i fumi della centrale hanno causato 442 morti tra il 2000 e il 2007.