È il più scatenato. In meno di una settimana Berlusconi ha già partecipato ai programmi di tutte le tv principali: Rai, Mediaset e La7. Uno sprint doveroso per uno che deve “rimontare“. La rimonta gli è già riuscita la scorsa volta e per ripeterla Berlusconi sta facendo le stesse mosse di allora.

Gli effetti delle sue apparizioni televisive saranno visibili nei sondaggi solo fra qualche giorno.
Se a Berlusconi riuscisse ancora la rimonta, toglierebbe voti al M5s o al Pd?

La fedeltà degli elettori è ai minimi storici, nel 2013 ben 2 italiani su 5 hanno cambiato partito rispetto al 2008 (Cise Roberto D’alimonte) il voto non è mai stato così volatile e lo stesso vale dunque per le loro intenzioni di voto espresse nei sondaggi. Non conviene quindi basarsi su essi per rispondere al quesito. L’ingresso del M5s, non collocabile nello schema anacronistico destra-sinistra, insieme alla rottamazione della sinistra ad opera di Renzi e alla rinuncia ideologica portata dalle larghe intese consentono ai leader di puntare molto anche agli elettori degli altri partiti. In passato le campagne elettorali erano invece quasi totalmente rivolte agli indecisi e agli astenuti della precedente votazione (insieme sono circa il 45% degli aventi diritto).

Questo è il quadro. Per prevedere a spese di quale partito Berlusconi farebbe la sua rimonta bisogna tener conto dei seguenti fattori.

Inutilità di ragionare in termini di destra/sinistra. L’elettorato del M5s è più di destra o di sinistra? Non c’è una risposta univoca, come non c’è sul fatto che Renzi sia di destra o di sinistra pur guidando un partito di centrosinistra. In realtà l’unico bipolarismo sul quale ha senso ragionare allo stato attuale, ancor di più in vista delle elezioni europee, non è destra/sinistra ma europeisti/euroscettici. Se Renzi, consapevole che la maggioranza degli italiani non veda di buon occhio il rigore europeo e la moneta unica, evita coscientemente di parlare d’Europa in campagna elettorale, i suoi avversari al contrario fanno della ribellione all’Europa la loro bandiera.

Guardando proprio i punti per l’Europa di Forza Italia è evidente il copia-incolla con quelli del M5s: via il fiscal compact, meno Germania, un’Europa davvero unita, sovranità monetaria.

Berlusconi è poco coerente nel voler ritrattare patti europei firmati mentre lui era al governo, ma sono sicuramente più credibili le sue intenzioni anti tedesche. Da giorni conduce infatti un’aspra battaglia contro Schulz al quale non è mai piaciuto per via delle sue battute sul nazismo e per la sua affermazione secondo la quale i tedeschi non crederebbero all’olocausto. Silvio inoltre non chiede scusa agli ebrei come richiesto dal candidato del Ppe Juncker. In effetti dovrebbe casomai scusarsi coi tedeschi. Ma chiedere a qualcuno di scusarsi con la comunità ebraica fa sempre fare la propria figura.. Ovviamente Berlusconi non risparmia neanche la Merkel, improvvisando un dialetto romanesco chiede “aridatece Kohl” (il predecessore). La sua lotta ai tromboni della Germania sarà sicuramente più simpatica all’elettorato del Movimento 5 stelle che a quello del Pd.

Non muovendo foglia che sondaggio non voglia Berlusconi sa che l’euroscetticismo paga e si ritrova così a puntare all’elettorato di Grillo. Sondaggi personali dell’ex Cavaliere vogliono i grillini pentiti, pronti a tornare sui loro passi, pari al 46%. In realtà la base del M5s è molto più solida di quanto Berlusconi e altri vogliano far credere, secondo Ipsos l’80% di chi votò M5s nel 2013 è pronto a rifarlo il 25 maggio. Questo conferma che i discutibili numeri citati da Berlusconi hanno il solo scopo di influenzare l’elettorato altrui e che stia puntando proprio a quello del M5s. Non agli elettori che sono già del M5s, difficilmente spostabili, ma ai potenziali elettori che stanno decidendo di votare il Movimento.

Ulteriore conferma che sarebbe il M5S a pagare una rimonta di Forza Italia l’abbiamo dal fatto che Berlusconi è piuttosto morbido con Renzi, il quale ricambia con la stessa gentilezza e con passi indietro sulle riforme, mentre al contrario lo stesso Berlusconi sta attaccando duramente Grillo, come oggi a Mattino Cinque dove l’ha paragonato a Hitler e Stalin.

Altra questione cara a Grillo, improvvisamente riaccesa da Berlusconi, è la critica a Napolitano. Senza mezzi termini è tornato a contestare il Presidente, che avrebbe dovuto sentirsi in “dovere morale” di dargli la grazia. Questo proprio mentre Grillo lancia dal suo blog un hashtag di ispirazione renziana #napolitanostaisereno, col quale ne preannuncia la richiesta di dimissioni in caso di vittoria del M5s.

Se il Pd non decolla nonostante le eccellenti doti comunicative di Renzi e il bonus degli €80 in busta è perché Grillo e il M5s sono sempre vigili e pronti a smontare di volta in volta l’impalcatura che il premier cerca di mettere in piedi. Ma, alla luce del ragionamento appena fatto, Grillo non dovrebbe sottovalutare Berlusconi. La “rimonta” di Forza Italia insidia i suoi potenziali elettori. A livello di comunicazione Grillo dovrebbe far fare qualche giro in più a Berlusconi nel suo blog, nello stesso stile che usa contro Renzi, considerandolo un po’ di più avversario e meno fantasma dall'”oltretomba” . Nella parte della campagna dedicata all’attacco degli avversari dovrebbe inserire più spesso Berlusconi fra Renzi e Napolitano.

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