L’iniziativa è sicuramente coraggiosa ed importante in un periodo di crisi ma il suo effetto sui consumi aggregati potrebbe essere molto modesto e alcuni nodi di iniquità sociale dovranno essere sciolti.
Il governo Renzi ha approvato il Decreto Legge Dl n.66 che aumenta di ben 80 euro al mese la busta paga dei lavoratori dipendenti. Tutto ciò varrà per il 2014 a partire dal primo maggio (ironicamente o volutamente la festa internazionale dei lavoratori!)
Il Dl n.66 parla esplicitamente di “Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale”. Il decreto prevede anche altri interventi importanti come la riduzione dell’Irap sulle imprese ed una serie di tagli alla spesa pubblica e politiche di potenziale recupero dell’evasione fiscale. In questo spazio limitato, tuttavia, ci concentreremo sul dibattuto bonus fiscale di 80 euro analizzandone le caratteristiche principali ed il potenziale impatto sull’economia.
Di che cosa stiamo parlando?
Si tratta sostanzialmente di una riduzione della tassazione sul lavoro (notoriamente molto elevata in Italia come si vede dal grafico qui sotto) o del cosiddetto cuneo fiscale: la differenza fra il costo totale del lavoro e ciò che entra nelle tasche del lavoratore. In pratica, il decreto prevede che il datore di lavoro (che agisce da “sostituto d’imposta”) riduca le trattenute fiscali per il lavoratore dipendente in modo da aumentare lo stipendio di 80 € al mese (parliamo qui sotto di chi percepirà questo “bonus”). Se le trattenute Irpef non sono sufficienti per ottenere l’ammontare di 80 € allora il datore di lavoro potrà ridurre le i trattenute contributive ai fini pensionistici (clicca qui e qui per approfondire).
Ciò costerebbe circa 6,9 miliardi di euro allo Stato solo nel 2014. Il costo totale aumenterebbe a circa 10 miliardi di euro se lo stesso bonus fosse riconfermato per l’anno 2015, dato che bisognerebbe garantire un identico bonus per tutto l’anno e non più per soli 8 mesi (da maggio a dicembre).
Chi ne beneficia?
Il “bonus” verrà dato a 10 milioni di lavoratori dipendenti e assimilati (ad esempio i co.co.pro.) che hanno uno stipendio annuale lordo che va dagli 8.145 € ai 24.000 €.
Per chi guadagna dai 24.000 ai 26.000 €, il bonus verrà calcolato nel modo seguente: 80 € X (26.000-reddito)/2000. Ad esempio un lavoratore con 25.000 € avrà un bonus mensile di 40 €.
Chi guadagna meno di 8.145 € (i cosiddetti incapienti) o più di 26.000€ non avrà nulla e la stessa sorte tocca a chi non è un lavoratore dipendente (pensionati, autonomi, disoccupati etc.).
Quante e quali famiglie ne beneficiano ?
I lavoratori che hanno accesso al bonus sono definiti in base al reddito individuale. In una famiglia quindi possono beneficiarne zero, uno o più persone a seconda di quanti membri della famiglia siano lavoratori dipendenti. Quindi quante famiglie beneficiano del bonus?
Seguendo gli interessanti calcoli di M.Baldini, E. Giarda e A. Olivieri, basati su dati It-Silc dell’Istat, circa il 40% delle famiglie italiane beneficerebbe del bonus che varrebbe in media 655 € all’anno.
Nello specifico :
Quali sono gli obiettivi e gli effetti di questo provvedimento?
Come menzionato nell’introduzione, nel decreto legge ufficiale si legge testualmente che si tratta di “Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale”. Tralasciando in questa sede il discorso, seppur di fondamentale importanza, delle coperture finanziarie (come il governo intende finanziare questo bonus), è lecito chiedersi se questi obiettivi verranno raggiunti.
Salvatore Morelli, Redattore di quattrogatti.info e ricercatore al Csef dell’Università Federico II di Napoli