Secondo il giudice per le indagini preliminari manca "ogni elemento da cui ricavare la natura estorsiva di tali corresponsioni di denaro" ovvero 500mila euro che a Giampaolo Tarantini arrivarono tramite Valter Lavitola. Il magistrato ha accolto la richiesta della Procura. "Le attività di intercettazione non hanno fatto emergere alcuna costrizione o minaccia esercitata dagli indagati nei confronti del presidente del Consiglio" scrive il gip
Manca “ogni elemento da cui ricavare la natura estorsiva di tali corresponsioni di denaro”. È la motivazione con cui il giudice per le indagini preliminari Roma Costantino De Robbio nel provvedimento di archiviazione del caso Tarantini-Berlusconi. “Le attività di intercettazione – aggiunge – non hanno fatto emergere alcuna costrizione o minaccia esercitata dagli indagati nei confronti del presidente del Consiglio. La lettura delle trascrizioni lascia emergere con chiarezza la vicinanza personale di Valter Lavitola a Berlusconi, ed il tentativo del primo di approfittare di tale vicinanza per intimorire il secondo, forse nel tentativo di creare le condizioni per le successive richieste di denaro”. Tesi sempre sostenuta dall’ex Cavaliere che aveva dichiarato ai pm di aver voluto soltanto aiutare un amico in difficoltà. E anche la Procura aveva creduto all’ex premier depositando la richiesta di archiviazione il 31 ottobre dell’anno scorso.
Per il gip gli “accenni” alla volontà di mettere Berlusconi “con le spalle al muro sembrano rimasti una mera intenzione nella mente dell’ex direttore de L’Avanti “se non una millanteria” ed in ogni caso “non sono stati raccolti nel corso dell’indagine elementi di segno diverso”. In conclusione, per De Robbio non esistono elementi che “smentiscano la ricostruzione degli indagati e della stessa persona offesa (Berlusconi ndr) secondo cui si tratterebbe di elargizioni effettuate per venire incontro a richieste di aiuto economico nei confronti di due soggetti stimati e in difficoltà materiale” e non per indurre Giampaolo Tarantini a mentire all’autorità giudiziaria sul caso escort. Su quest’ultima ipotesi sta procedendo la magistratura di Bari, dove l’ex capo di governo è, invece, accusato proprio per induzione a rendere falsa testimonianza. Ai pm di Bari l’allora Cavaliere aveva risposto che se avesse voluto delle escort non avrebbe chiesto a Tarantini ma sarebbe bastato un tablet e “di non avere mai sospettato che si trattasse di professioniste del sesso”. A questo punto bisognerà capire che conseguenza potrà avere questa decisione romana sul destino del procedimento barese che vede Berlusconi indagato. Solo ieri dalle motivazione della sentenza di uno stralcio del procedimento sulle prostitute portate a Palazzo Grazioli il gup aveva scritto che emergeva uno “sconcertante quadro della vita privata” di Berlusconi e degli altri protagonisti del caso escort.