E’ ancora tempo di Duca. A 40 anni esatti dalla morte del grande compositore jazzista Edward Kennedy ‘Duke’ Ellington, arriva in Italia la storica Duke Ellington Orchestra per il suo primo tour interamente italiano: il 30 aprile 2014 alla sala Sinopoli del Parco della Musica di Roma, il 1 maggio al teatro EuropAuditorium di Bologna e il 3 all’Auditorium di Milano. Le esibizioni in Italia della storica orchestra nata a metà anni ’20 e che per cinquant’anni ha calcato i palcoscenici di Stati Uniti, Europa, Africa, Asia e Australia, si contano sulle dita di una mano: al Verdi di Pisa nel 1950, all’Ariston di Sanremo nel 1964, al Lirico di Milano nel 1966, a Prato nel 1967, e al Palasport di Bologna nel 1973. E se l’ultimo membro della band originaria, Barrie Lee Haal, è morto nel 2011, nella formazione odierna di 15 elementi – ben dodici sono strumenti a fiato – almeno una mezza dozzina di musicisti fa parte dell’orchestra da oltre vent’anni continuando a suonare in tour in ogni parte del pianeta brani ampiamente riconosciuti anche dai non appassionati di jazz: It Don’t Mean a Thing if it Ain’t Got That Swing, Take the A train, Mood Indigo, Satin Doll, Caravan, In A Sentimental Mood.
“Portiamo avanti la leggenda connaturata nei suoi arrangiamenti”, spiega Filippo Vernassa, il direttore dell’EuropAuditorium che ha strappato una data alla storica orchestra inserendola tra le due capitali, Milano e Roma, “è ciò che viene definita ‘legacy’, l’eredità musicale rimasta fedele agli inizi del Duca, ai tempi del Cotton Club. La Duke Ellington Orchestra non ebbe radici o tradizioni su cui formarsi: nacque da sé ed è rimasta identica a sé stessa, inconfondibile nel suono, fino ad oggi”. Miles Davis lo venerava come un Dio. Thelonius Monk, pianista altrettanto importante ma parecchio geloso dei colleghi, lo rispettava come non faceva con nessuno: “Duke” Ellington fu per il jazz ciò che i Beatles furono per il pop, tanto che il compositore/pianista nato il 29 aprile 1899 in una famiglia agiata newyorchese, non identificava la sua musica nel Jazz ma la definiva “American Music”, oltre ogni etichetta e categoria presente sul mercato discografico.
Ellington fondò la sua orchestra nel 1923 proprio al Cotton Club, storico locale di Harlem, mostrato nell’omonimo film di Francis Ford Coppola, in cui suonavano musicisti neri, ma che per ironia della sorte, e per un razzismo ancora galoppante, aveva solo pubblico bianco. L’autore di Satin Doll compose con la sua orchestra oltre 2000 brani. L’appuntamento annuale tra il 1943 e il 1948 alla Carnegie Hall, tempio della musica colta e bianca di New York, divenne poi l’occasione di proporre ciclicamente una composizione originale – suite -, tra cui una sulla storia dell’integrazione razziale dei neri negli Stati Uniti, intitolata Black, Brown and Beige.
Alla morte sopravvenuta nel maggio 1974 alla direzione dell’orchestra è succeduto il figlio Mercer, compositore e virtuoso trombettista che scrisse numerosi brani per la band, tra cui il noto Things Ain’t What They Used to Be. Scomparso anche il figlio del Duca nel 1996 fu il nipote di Duke e figlio di Mercer, Paul Mercer Ellington, a prendere le redini della band continuando a preservare la tradizione musicale nel suono e nella scelta di repertorio, fino a quando, occupato nella sua principale carriera di produttore cinematografico, ha lasciato nel 2011 la conduzione al talentuoso pianista dell’Orchestra Tommy James che la detiene tuttora. Per le date di Milano e Roma i biglietti sono esauriti, per quella di Bologna c’è ancora qualche posto acquistabile presso i circuiti Vivaticket e Ticketone o su www.teatroeuropa.it. Il sito ufficiale del tour italiano 2014 è www.deotour2014.com.