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Euro: la logica del sogno europeo fa acqua da tutte le parti

La propaganda mediatica a base di scempiaggini e luoghi comuni per difendere l’impostazione totalitaria di quest’aberrante idea d’Europa, è divenuta, negli ultimi tempi, sempre più pressante e virulenta.

La macchina delle illusioni e della propaganda mette in campo anche le truppe di riserva, coloro che manco hanno idea di cosa sia una parvenza di logica formale.

E così, l’effetto diventa grottesco: ciò che viene ragliato reiteratamente dai banditori del sogno europeo, non è altro che un’accozzaglia di parole d’ordine che, come tali, non hanno la funzione, propria del linguaggio, di significare qualcosa, ma soltanto quella di aggregare l’immaginazione attorno ad un “pensiero magico”, ad appuntare la fede delle masse ad un di mitologema.

Se andiamo un poco ad analizzare i contenuti di questo sogno, possiamo constatare che esso è costituito da una serie di significanti piuttosto semplici ma inconsistenti: una sorta di neostoria e di neolingua di orwelliana memoria, il cui contenuto è talmente risibile da non riuscire nemmeno più ad essere abile cosmesi per nasconderne la realtà fattuale, che è figlia di quella shock doctrine neoliberista, intesa a svuotare le libertà civili e le costituzioni democratiche grazie a quello che chiamano “il vincolo esterno”. Da questo punto di vista è senz’altro vero che “La Grecia è stato il più grande successo dell’euro”

Ma proviamo per un momento a fare un piccolo esercizio di logica, a confrontare due tesi: una contraria  ed una favorevole al tanto citato e decantato sogno: 

Tesi contraria

Poniamo il caso che qualcuno commenti lo stato miserando dell’attuale Unione Europa, specie quella monetaria, ne fornisca la seguente spiegazione (basata sull’etimologia).

La parola greca euros (εύρως) designa ciò che è imbibito di umidità,  muffa, ciò che è putrescente. L’aggettivo derivato euroeis (ευρωεις) richiama gl’inferi, il mondo ctonio. In Omero, “ευρεντα δομον” (eurenta domon) è la “casa dei morti”. Secondo Giovanni Semerano (L’infinito: un equivoco millenario) il termine greco deriva dall’accadico erebu (occidente) che, per gli antichi denotava il regno dei morti (nel Gilgamesh la parola viene usata per descrivere la discesa di Ishtar agli inferi come “la casa nella quale chi discende non potrà più tornare”)

Orbene, chiunque, nell’udire questa spiegazione, per quanto erudita, la riterrebbe tutt’altro che adeguata a spiegare l’attuale situazione nella quale versa la moneta unica. Volendo esser buoni, potrebbe essere considerata una facezia; volendo essere critici, un’idiozia.

Vediamo quindi uno degli argomenti più in voga da parte degli apologeti dell’Unione politica o monetaria:

Tesi favorevole

Una delle scempiaggini frequenti, con i quali viene bombardata la cosiddetta opinione pubblica è  quella, secondo la quale, l’Unione Europea ci avrebbe assicurato 60 anni di pace. Sarebbe veramente una gran cosa, se solo questa tesi avesse solo un poco più di fondamento della prima.

Coloro che la sostengono, evidentemente, dimenticano qualche passaggio storico.

All’indomani della guerra, l’intera Europa occidentale era ricoperta di macerie ed era divenuta, di fatto, una sorta di protettorato degli Stai Uniti (la Nato nacque nel 1949); così come l’Europa orientale nei confronti dell’Unione Sovietica. Ci risulta difficile pensare come Paesi a “sovranità limitata”, peraltro uniti da patti d’alleanza, potessero farsi guerra tra loro senza il permesso dei loro protettori. Certo, era sempre possibile un conflitto tra superpotenze, ma quello sarebbe stato deciso altrove, non certo nelle sedi “comunitarie”. 

Alla caduta dell’Unione Sovietica la Nato non si sciolse ma, anzi, ad essa aderirono anche alcuni stati dell’ex blocco orientale (nove); ed ora fanno parte dell’Alleanza quasi tutti i Paesi europei,  siano o non siano membri dell’Ue. Quindi il rischio di conflitti tra Paesi alleati, per di più sotto l’ala della superpotenza americana, ci sembra sia sempre stata assai remota (in realtà, impossibile).

Quello che domandiamo, a questo punto, è: perché la tesi numero 1 sembra una barzelletta, mentre la numero 2, parimenti infondata, viene propugnata reiteratamente, senza che se ne denunci l’infondatezza?