Quindici milioni di euro. E’ questa la cifra approssimativa che si spende all’incirca – ogni anno – per gli affitti dei lussuosi palazzi del Consiglio di Stato e dei TAR, ove lavorano poco più di 300 magistrati, come emerge dallo stesso sito della giustizia amministrativa (link amministrazione trasparente, e poi immobili).
Ecco solo alcune delle cifre: 4.524.027,46 per il TAR del Lazio, € 3.400.000,00 per la sede del Monte di Pietà (che ospita il “CSM” dei giudici amministrativi), 675.000,00 euro per il TAR Bologna, 369.704,40 per il TAR Palermo, 840.000,00 per il TAR Milano, 480.000,00 per il TAR Venezia, e così via per tutte le sedi dei 20 TTAARR.
Avendo fatto il giudice amministrativo per quasi 10 anni ho avuto la fortuna di lavorare in sedi come il lussuoso palazzo Butera di Palermo, in quello affrescato di via Ricasoli in Firenze, di sbrigare pratiche amministrative presso uno dei (mancati) musei più belli di Roma: Palazzo Spada, sede obiettivamente scomoda ed inadatta alle funzioni del Consiglio di Stato, immortalata ne La grande Bellezza vincitrice dell’Oscar come miglior film straniero e di recente oggetto di aspri dibattiti per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo negli antichi giardini, ma riservata ai pochi magistrati amministrativi privilegiati che vi lavorano.
Una cosa però mi ha sempre colpito più di ogni altra: le stanze quasi sempre vuote. La maggior parte dei giudici amministrativi, infatti, risiede fuori dalla sede ove lavora e in cui ogni giudice si deve recare per ben… due volte (due!) al mese! Non di rado quando vivevo a Firenze facevo il giro delle stanze dei colleghi e, trovandole immancabilmente vuote, spegnevo almeno la luce nelle varie stanze: uno spreco assoluto tenerle acceso. Per non parlare della elefantiaca sede del Monte di Pietà, in cui si contano ancora oggi alcune stanze vuote, fortemente voluta dal presidente de Lise e costosissima. E’ davvero necessaria?
Sia chiaro, un lusso è sempre piacevole per chi lavora in palazzi con stucchi, quadri d’epoca e statue catalogate, ma in periodo di spending review forse andrebbe tagliato il superfluo. Certamente prima di tagliare gli stipendi dei giudici ordinari, specie di quelli che lavorano in sedi “di frontiera” e con mezzi a dir poco arcaici. Avendo vissuto sia la realtà dei giudici amministrativi che quella dei giudici ordinari, sono fortemente convinto che tre o quattro stanze ricavate nei tribunali ordinari ben sarebbero sufficienti ad ospitare il (poco) lavoro dei giudici TAR.
Ed allora, ben venga l’abolizione di questi uffici, costosi e (a mio avviso) non troppo efficienti, come ormai sostenuto da molti.
Oltre alle autorevolissime opinioni in tal senso formulate dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dall’ex presidente Romano Prodi, dal Vice Presidente del CSM Vietti, si è aggiunta ora quella, altrettanto autorevole, del Sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. Un movimento di pensiero che ormai tocca trasversalmente le varie forze politiche. Alle deboli obiezioni dei diretti interessati ho risposto in un altro post.
Non resta solo che augurarsi che quanto recentemente detto da tutti i protagonisti sopra menzionati diventi quanto prima realtà.