Un’informativa dei Carabinieri ricostruisce il carteggio sulle certificazioni antimafia tra l'ex prefetto Maria Elena Stasi, poi diventata deputata Pdl e le aziende della famiglia dell’ex sottosegretario
Un filo diretto dei Cosentino con il prefetto di Caserta Maria Elena Stasi. Un dialogo ‘irrituale’ grazie al quale riuscirono in pochi giorni a cancellare gli effetti di sentenze del Tar e del Consiglio di Stato e di farsi revocare l’interdittiva antimafia. Era il febbraio 2007 e in tempi record Giovanni Cosentino, amministratore delegato dell’Aversana Petroli e fratello dell’ex sottosegretario Pdl Nicola Cosentino, grazie a un paio di raccomandate riuscì a ripulire l’azienda da ogni sospetto di condizionamento camorristico. La Stasi fece consegnare a mano l’esito della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza alla commissaria prefettizia del Comune di Casal di Principe, che doveva assegnare all’Aversana Petroli un appalto per la fornitura di gasolio. Un anno dopo la Stasi divenne deputato Pdl in Campania. Con l’ok del coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino.
I nuovi sviluppi dell’inchiesta sulla chiusura di un distributore di benzina a Villa di Briano (Caserta), per la quale Nicola Cosentino è in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso, accusa divisa coi fratelli Giovanni e Antonio, approfondiscono il tema del potere di Cosentino nelle prefetture campane.
La revoca dell’interdittiva antimafia dell’Aversana Petroli è al centro di un’informativa datata 11 aprile 2014 dei Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, diretto dal colonnello Giancarlo Scafuri. Un documento di 34 pagine all’attenzione dei pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro, Francesco Curcio e Fabrizio Vanorio che ricostruisce gli accertamenti svolti sui rapporti tra Nicola Cosentino e la Stasi. La ex prefetto di Caserta è indagata con l’accusa di aver partecipato a una riunione con l’ex sottosegretario Pdl per intimorire il sindaco di Villa di Briano e provare a costringerlo ad allontanare il tecnico comunale che aveva dato parere favorevole al distributore – poi chiuso – che avrebbe dovuto fare concorrenza a un impianto dei Cosentino.
L’informativa traccia tutte le interdittive disposte dalla Prefettura di Caserta nei confronti delle aziende dei Cosentino a partire dagli anni ’90. Interdittive motivate con i matrimoni di Giovanni Cosentino, sposato con Maria Diana, figlio di Costantino Diana (arrestato nell’inchiesta Spartacus per associazione camorristica e deceduto durante il processo) e di Mario Cosentino, sposato con Mirella Russo, la sorella di Peppe ‘o Padrino (anche lui arrestato in Spartacus). Nel 2005 il Tar respinge i ricorsi di Giovanni Cosentino. Il Consiglio di Stato ribadirà la sentenza. Nel 2006 l’amministrazione di Casal di Principe, retta da un commissario prefettizio, chiede però un’ulteriore verifica sull’Aversana Petroli per un appalto di fornitura di gasolio per le scuole, importo di circa 124.000 euro. Nel frattempo Caserta ha un nuovo prefetto: la Stasi. “E proprio nel periodo di dirigenza della Stasi – scrivono i carabinieri – e quando la Giustizia Amministrativa aveva definitivamente giudicato idonee le determinazioni assunte da quella prefettura circa la sussistenza di pericoli di infiltrazioni mafiose, una nuova richiesta di informazioni antimafia ribaltava la situazione in favore degli imprenditori di Casal di Principe”. Con procedure che i carabinieri definiscono “irrituali”. Come la prima memoria dell’Aversana Petroli inviata direttamente al prefetto il 18 gennaio 2007 che viene “invitata” a prendere atto delle loro ragioni. E la seconda memoria del 15 febbraio 2007, tramite raccomandata. Di solito, ricordano i carabinieri, i prefetti dialogano con le stazioni appaltanti e non con gli appaltatori.
Tra la prima e la seconda memoria, il Gruppo Ispettivo Antimafia (Gia) l’8 febbraio 2007 ritiene sussistente e fondato il pericolo di infiltrazioni mafiose. Ma il 23 febbraio il Comitato per l’ordine e la sicurezza di fatto accoglie le osservazioni di Giovanni Cosentino (arrivate appena due giorni prima) e concede la liberatoria perché la proposta del Gia “è fondata solo su rapporti di parentela e su una sola frequentazione di un socio con un pregiudicato e non emergendo altri elementi rilevanti ai fini antimafia”. L’appalto per la fornitura di carburante al Comune di Casal di Principe, sottolineano i carabinieri, non risulta mai attivato. E non sono stati rinvenuti i documenti della procedura di gara. Un mistero.