Nelle sale dal 29 aprile il film di Antonio Morabito sul mondo degli informatori farmaceutici. Protagonista Claudio Santamaria. Con Isabella Ferrari e un cammeo di Marco Travaglio
Big Pharma colpita al cuore: farmaci inutili, malattie costruite a tavolino, medici comprati con soldi, cene, telefonini, viaggi di lusso in cambio della prescrizione del farmaco. “Il venditore di medicine” di Antonio Morabito (prodotto da Amedeo Pagani in collaborazione con Rai Cinema), in 50 sale italiane dal 29 aprile, per la prima volta nella storia del cinema racconta quello che le case farmaceutiche non dicono ma fanno ogni giorno: il comparaggio, pratica illegale affidata agli informatori scientifici dell’azienda per convincere medici e primari e aumentare le vendite. A spese della nostra salute. La corruzione non è soltanto un affare dei piani alti, è vicina a noi, entra direttamente nello studio del medico di famiglia. Il protagonista è Bruno (Claudio Santamaria), un informatore scientifico disposto a tutto pur di far profitti. Il suo unico comandamento è rispettare la regola dell’11: ogni regalo deve fruttare undici volte il valore dei farmaci smerciati. A ordinarglielo è il suo capo area (Isabella Ferrari). C’è anche un cammeo di Marco Travaglio, il vicedirettore del Fatto quotidiano, nei panni di un primario colluso e conteso da due ditte diverse.
“Le mie fonti sono stati medici e rappresentati farmaceutici: ne ho incontrati tantissimi, avevano una gran voglia di sfogarsi – dice il regista – anche se all’inizio è stato difficile ottenere la loro fiducia. Ovviamente vogliono rimanere anonimi, altrimenti perderebbero il posto di lavoro”.
La ditta farmaceutica è come una piovra e i suoi tentacoli arrivano ovunque. Con la complicità dei farmacisti, che svelano quali e quante confezioni un medico prescrive, i medici vengono schedati e bollati con epiteti “aggressivi”: “Nel film – spiega Morabito – ho usato “Regina” per indicare il medico che ha in carica tanti pazienti, “squalo” per i primari, “dottorino” per chi conta poco”. L’informatore che non porta a casa i risultati attesi viene silurato dall’azienda in tanti modi, “il più umiliante consiste nel cedere interi rami della ditta a società inferiori, appositamente create e fallimentari”.