Meredith Kercher fu colpita al collo “da due armi da taglio distinte”. Una impugnata da Amanda Konx che causò la ferita considerata mortale, mentre l’altra da Raffaele Sollecito. È quanto si legge nelle motivazioni della Corte d’assise d’appello di Firenze che, a gennaio, ha condannato Amanda e Raffaele rispettivamente a 28 anni e sei mesi e a 25 anni di carcere. Il movente, scrivono i giudici, non fu il rifiuto di Meredith di fare sesso di gruppo, ma un litigio. “Non è credibile che fra i quattro ragazzi fosse iniziata un’attività sessuale di gruppo, che poi Meredith Kercher improvvisamente non volle più portare a conseguenze ulteriori”, quest’ipotesi “non risulta compatibile con la personalità” della ragazza inglese.
Tra Meredith e Amanda ”non c’era simpatia reciproca”, anzi la prima “nutriva molte riserve sul comportamento della coinquilina”. La notte fra il 1 e il 2 novembre 2007, scrivono i giudici, fu la ragazza di Seattle a far entrare nell’appartamento Guede. L’ivoriano “tenne un comportamento poco urbano”, che diede fastidio a Meredith. Questa situazione, unita alla “sparizione del denaro e delle carte di credito” che aveva nella sua camera da letto, spinsero dalla ragazza inglese a chiedere spiegazioni ad Amanda, che aveva fatto uso di sostanze stupefacenti e si era raccolta in “intimità” con Raffaele.
La lite fra le due coinquiline scoppiò in una situazione di “apparente normalità”. In un contesto che, “sia per le condizioni psicofisiche degli imputati sia per il livello di esasperazione cui era giunta la convivenza fra le ragazze” esplose in una “progressiva aggressività”. Guede agì animato dall'”istinto sessuale”, Amanda e Sollecito da “volontà di prevaricazione e di umiliazione di Meredith”. L’aggressione fu simultanea e posta in essere da tutti e tre i correi – scrivono i giudici – i quali collaborarono tutti per il fine che si erano proposti: immobilizzare Meredith Kercher ed usarle violenza“.
”La volontà omicida degli aggressori risulta palese”, si legge nelle motivazioni del verdetto. Una volta che Meredith era stata colpita e che “si era portata l’aggressione alla sfera sessuale, di fronte alla resistenza della ragazza lasciarla in vita avrebbe costituito per gli aggressori la certezza della punizione. A un certo punto dell’aggressione si era andati troppo oltre, Meredith doveva essere messa in condizione di non denunciare l’aggressione subita”.
Ad agire con le armi da taglio furono Amanda e Raffaele. Il dna di Rudy (il solo condannato in via definitiva), scrivono i giudici, trovato sul polsino della felpa di Meredith e all’interno della sua vagina, “portano a ritenere che nelle fasi dell’aggressione non impugnasse alcun coltello, ma avesse le mani libere, che utilizzò per compiere l’aggressione sessuale e per contribuire a tenere immobilizzata la ragazza”.
Nelle motivazioni, circa 400 pagine, si parla di elementi “plurimi e concordanti”. I giudici ritengono di avere elementi per dimostrare che Guede, Knox e Sollecito fossero presenti nella casa dove venne uccisa Meredith, “nelle immediate fasi successive all’omicidio”. I tre hanno lasciato “tracce del loro passaggio per deposizione ematica del sangue della vittima che era fuoriuscito copiosamente dalle ferite”.
La traccia biologica rinvenuta sul gancetto del reggiseno che Meredith Kercher indossava la sera che fu assassinata, “fu lasciata da Raffaele Sollecito” sostengono i giudici. Il gancetto fu quindi “manipolato dall’imputato la sera dell’omicidio”.