Il 26 maggio il tribunale civile di Genova deciderà sull'ammissibilità dell'azione legale, intentata per recuperare i danni subiti a causa della svalutazione del titolo. Intanto anche i sindacati attaccano i vertici: “Hanno tagliato stipendi del 15%”. Secondo l'azienda si trattava di un premio legato a obiettivi di bilancio
Banca Carige ancora nella bufera. Già nel mirino della Banca d’Italia, della magistratura e della Consob, l’istituto genovese subisce ora il fuoco incrociato di azionisti e sindacati. La nuova grana per la banca ligure arriva da una class action lanciata da 250 azionisti contro i precedenti vertici della banca “per chiedere un risarcimento per i danni subiti a causa della svalutazione del titolo”. Il 26 maggio, il tribunale civile di Genova dovrà decidere sull’ammissibilità dell’azione legale. “Ci siamo mossi anche alla luce di quanto emerso sul fronte giudiziario nei riguardi dei precedenti amministratori”, ha spiegato un azionista, Franco Corradi, all’assemblea dei soci. Prosegue infatti il lavoro della procura di Genova, che indaga per ostacolo all’attività di vigilanza, riciclaggio, falso in bilancio e false comunicazioni societarie, dopo avere ricevuto la relazione degli ispettori Bankitalia. Se la class action avrà il via libera da parte del tribunale, precisa Corradi, “qualunque azionista potrà aderire per ottenere un risarcimento”. Il passo successivo sarà la quantificazione del danno da parte di ciascuno per avanzare un’azione di rivalsa. “Molti hanno perso tutti i risparmi di una vita”, spiega il promotore dell’iniziativa.
Ma gli azionisti Carige non sono gli unici a battere cassa. I dipendenti della banca, ad aprile, si sono trovati una spiacevole sorpresa. “Il primo atto che l’azienda guidata da Montani compie – si legge in un volantino dei sindacati – è quello di tagliare le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori, delle sole lavoratrici e dei soli lavoratori”. Il motivo del contendere è la mancata erogazione del Valore aziendale produttività (Vap), una somma – riferiscono le sigle sindacali – pari al 15% dello stipendio annuale. Formalmente, si tratta di un premio aziendale legato a obiettivi di bilancio. E infatti l’azienda ha comunicato ai dipendenti di non avere corrisposto il Vap “a seguito del mancato raggiungimento degli obiettivi di Roe e in conseguenza dei risultati economico patrimoniali negativi relativi allo scorso anno”. Ma i sindacati non ci stanno: per loro, il Vap è molto più di un premio aziendale. “Stiamo parlando in realtà di una parte certa della retribuzione – si legge nel comunicato – frutto di numerosi accordi e contratti, contropartita a significative rinunce su altre rivendicazioni salariali e/o normative”. I lavoratori non vogliono sentire parlare di mancanza di risorse: “In questo caso insieme al salario dei dipendenti avrebbe dovuto essere tagliato anche il costo del top management e degli amministratori. Al contrario i loro compensi vengono regolarmente pagati, forse anche anticipati”. Non solo. “Il mancato raggiungimento degli obiettivi di bilancio non è da imputare ai dipendenti”, spiega Daniele Montanaro dell’Intersas Carige, “ma all’iscrizione a conto economico della svalutazione di crediti e avviamenti, una forzatura del bilancio”. E i sindacati si dicono pronti a “percorrere tutte le vie utili e possibili per il recupero delle cifre non pagate, compresa quella giudiziale”.