La figlia del leader di Forza Italia, in un'intervista al Corriere della Sera, spiega che oggi il suo posto "è nelle aziende", ma che nella vita "non si può mai escludere nulla", anche se "la leadership non si eredita". Poi attacca Bondi, Bonaiuti e Alfano: "Persone che hanno tradito la loro storia". E su De Benedetti: "La sua vita costellata di naufragi"
Renzi? Più che “il nuovo che avanza, è il nuovo che arretra”. La politica? Forse nel futuro, ma “la leadership non si eredita”. Marina Berlusconi in un’intervista al Corriere della Sera torna a parlare di una sua possibile discesa in campo. Un tormentone che da mesi aleggia sui quotidiani e tra i club di Forza Italia, e che ha ripreso a circolare in particolare dopo la conferma in Cassazione dei due anni di interdizione dai pubblici uffici per l’ex Cavaliere. Finora, però, ha trovato riscontro solo in alcune dichiarazioni possibiliste della diretta interessata. Proprio come accade anche oggi sul quotidiano di Via Solferino, dove la presidente di Fininvest e Mondadori allontana il momento della discesa in campo, ma non esclude di impegnarsi in politica nei prossimi anni. Anche se specifica che per ora il suo posto è altrove. “La seguo dall’esterno con attenzione – dice – ma il mio posto è nelle aziende, questo è il lavoro che mi piace fare. E poi questa storia della trasmissione dinastica non mi ha mai convinto. La leadership non si eredita”, ma “so che nella vita non si può mai escludere nulla. Oggi è così. Un domani, se capitasse, la politica, chissà…”.
Nell’intervista fanno capolino anche i nomi di Bondi e Bonaiuti, storici compagni di Silvio Berlusconi (da lui stesso definiti però “non fedelissimi”) che hanno dichiarato la fine di Forza Italia e il fallimento del Cavaliere sulla rivoluzione liberale. “Lasciamo stare i nomi – commenta Marina – ma di fronte a questo resto allibita. Mi chiedo: ma questi signori dov’erano, che cosa facevano?”. E attacca anche Angelino Alfano: “Se di tradimento dobbiamo parlare, direi che queste persone hanno innanzitutto tradito se stesse e la propria storia”. Dichiarazioni accolte positivamente da Gianfranco Rotondi, che ha bollato l’intervista sul Corriere come “stupendamente democristiana” perché “dice cose chiare e sul muso a tutti, ma senza offendere, come piace a noi che veniamo dalla buona scuola Dc“.
La figlia maggiore di Berlusconi parla anche del governo e archivia l’immagine del ‘rottamattore’. Perché Matteo Renzi “più che il nuovo che avanza, sembra il nuovo che arretra”. Riconosce però la sua intuizione, a differenza dei leader della sinistra che lo hanno preceduto: ha capito che “Berlusconi non è il male da eliminare, ma solo un avversario politico”. E ricorda anche i tentativi del centrodestra per governare il Paese: “Nel 2005 – dice – aveva già varato una riforma costituzionale più completa di oggi in discussione”. Ma, chiosa, “peccato che venne cancellata da un referendum voluto proprio dalla sinistra”. La figlia dell’ex premier, però, sembra dimenticare che la consultazione di cui parla, avvenuta il 25 e 26 giugno 2006, è prevista dalla Costituzione nel caso in cui il progetto di riforma costituzionale non venga approvato dalla maggioranza qualificata del Parlamento. Proprio come era accaduto durante il governo del centrodestra nel 2005.
Poi prosegue con la critica all’esecutivo, perché “misure come il decreto ’80 euro’ sono spese elettorali e non investimenti per la crescita. Posto che si trovino le coperture”. “Oltretutto – aggiunge – il decreto fa acqua da tutte le parti”. E al governo dà un “giudizio negativo. È giusto creare un clima di ottimismo e fiducia, ma attenzione: più forti sono le aspettative che si generano, più gravi saranno i danni se alle promesse non seguiranno i fatti. Purtroppo, è quello che sta succedendo”.
Marina parla anche delle aziende di famiglia: alla crisi, dice, “abbiamo saputo reagire bene, siamo riusciti a trovare un giusto equilibrio tra rigore e sviluppo”. E non esclude acquisizioni per Mondadori: “Se capitasse, siamo anche pronti a cogliere qualche opportunità, non solo nel digitale”. La figlia di Berlusconi torna anche su quello che definisce “l’inaccettabile esproprio di 500 milioni a favore della Cir” e quanto a De Benedetti afferma: “Se penso che ha avuto il coraggio di dire che mio padre ‘non è un imprenditore'”. “Mi auguro solo che dopo l’Olivetti“, “ora non tocchi a Sorgenia. La storia imprenditoriale di Carlo De Benedetti è costellata di naufragi”.