Un anno fa di questi tempi l’Italia celebrava la favola del Castel Rigone, capace di ottenere una storica promozione e rappresentare fra i professionisti una piccola frazione di 400 abitanti. Adesso, in Francia, c’è chi è riuscito a fare ancora meglio: il Luzenac, squadra di un paesino di 550 anime, ha conquistato matematicamente la promozione nello Championnat National, la terza divisione francese. E dall’anno prossimo giocherà in Ligue 2, l’equivalente della nostra Serie B.
Luzenac è un comune situato nel dipartimento dell’Ariège nella regione dei Midi-Pirenei, al confine con l’Andorra e il nord della Spagna. Gli abitanti locali – all’anagrafe sono 551, per lo più pensionati – vivono di turismo e dell’estrazione di talco dalle cave locali, una delle poche risorse del territorio. In quest’angolo remoto della Francia meridionale ha preso vita un’incredibile storia di calcio. L’Union Sportive des Talcs de Luzenac (squadra che anche nel nome ricordava la vocazione del territorio) fu fondata nel lontano 1936; solo nel 2012 ha cambiato nome in Luzenac Ariège Pyrénées. Per decenni il club ha militato fra i dilettanti. Poi il miracolo negli Anni Duemila: nel 2003 la promozione nel Cfa (la quarta lega francese), nel 2009 lo storico ingresso fra i professionisti. Nelle prime due stagioni il Luzenac stupisce tutti, classificandosi rispettivamente al decimo e al 15esimo posto. Il 2012-2013, invece, è un anno difficilissimo, complice anche la riforma del campionato che prevede ben sei retrocessioni: a tre giornate dalla fine i rossoblù sono quartultimi. Sembra l’inizio della fine.
E invece con tre vittorie consecutive riescono a guadagnarsi la permanenza nello Championnat National. Da quella salvezza in extremis la favola del Luzenac trova nuovo slancio. Il 2013-2014 è una cavalcata trionfale, sempre al vertice della classifica, lasciandosi alle spalle formazioni più blasonate come l’Orleans e l’Ajaccio. E due settimane fa, grazie alla vittoria per 1-0 contro il Boulogne-sur-Mer, la promozione in Ligue 2 è diventata realtà con cinque giornate d’anticipo. Si tratta di un risultato clamoroso, che fa del Luzenac una delle più piccole squadre ad essere mai arrivata tanto in alto in un campionato calcistico europeo. In Italia la Serie B ancora ricorda il Castel di Sangro di metà Anni Novanta, che in Coppa Italia quasi riuscì ad eliminare l’Inter: ma il comune abruzzese conta comunque oltre 6mila abitanti. Dieci volte quelli di Luzenac, dove non c’è neppure uno stadio adeguato ad ospitare le partite. Il club si allena a Tolosa e gioca nella più vicina Foix.
In campo, a disposizione dell’allenatore Cristophe Pellissier, il gruppo storico protagonista delle promozioni dalle divisioni inferiori, integrato da qualche elemento di esperienza. Come ad esempio, il centrocampista Nicolas Dieuze, una vita e quasi 200 presenze in Ligue 1 col Tolosa (città di riferimento per Luzenac, da cui dista circa un’ora e mezzo di macchina), che ha scelto di concludere in periferia la propria carriera. Mentre la stella è Andé Dona Ndoh, attaccante camerunense che grazie ai 21 gol in 26 partite realizzati quest’anno spera in una convocazione per i mondiali in Brasile.
Ma la vera forza della società è in tribuna. Artefice del miracolo è il presidente Jerome Ducros, imprenditore di Tolosa che nel 2012 ha deciso di investire nella squadra due milioni di euro. E ad aiutarlo c’è un volto notissimo del calcio transalpino: Fabien Barthez, grande portiere della Francia campione del mondo nel 1998, che è presidente onorario del club e dal dicembre del 2013 anche direttore sportivo. “L’obiettivo di inizio campionato era arrivare tra le prime nove, ma Barthez ha fatto talmente bene il suo lavoro da rendere possibile quest’impresa. Ha trasformato un’utilitaria in una Ferrari, senza di lui non saremmo qui”, ha dichiarato Ducros. E dall’anno prossimo il Luzenac sarà ancora più in alto: in Serie B, dove affronterà squadre del calibro dell’Auxerre (un campionato e quattro coppe di Francia in bacheca, e 40mila abitanti alle spalle). Per i 500 abitanti del paesino pirenaico il sogno è appena cominciato.