“Ci faremo carico di aiutare a favorire l’individuazione di una soluzione urgente e solida, che consenta a l’Unità di continuare a svolgere il proprio ruolo insostituibile nel panorama dell’informazione italiana”. Così – dopo la sollecitazione dei parlamentari Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre – il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, e il tesoriere del partito, Francesco Bonifazi, replicano alla lettera dei rappresentanti sindacali della redazione, pubblicata oggi sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Una lettera che annuncia per il 2 maggio una giornata di sciopero dei giornalisti, ne spiega le motivazioni ai lettori e si conclude proprio con un appello al Pd, “partito storicamente è vicino alla testata”, perché sostenga “le legittime richieste” dei dipendenti di Iniziativa editoriale spa, la società editrice del giornale, di cui oggi è azionista di riferimento l’imprenditore Matteo Fago. “Una scelta (lo sciopero, ndr) difficile, sofferta, ma inevitabile”, scrive l’organismo sindacale dei redattori, ripercorrendo gli avvenimenti del 2014, a partire dal caso Ioannucci (l’ex senatrice di Forza Italia entrata nell’azionariato della testata nell’ottobre 2013) fino all'”aumento del prezzo del quotidiano il sabato proprio nel mezzo della crisi”. Passando per i festeggiamenti per il novantesimo anniversario della nascita del giornale (“gli unici a organizzare una iniziativa pubblica sono i lavoratori”, “l’azienda non valuta bene la portata dell’appuntamento”) e la promessa del lancio di un nuovo sito, “che ancora non si vede mentre altre testate avviano piani di rilancio per fronteggiare la crisi del settore”. Oggi, spiega la lettera, “le relazioni sindacali sono sospese” e l’azienda, in un incontro di ricognizione “dopo tre settimane di silenzio”, ha annunciato “tagli, tagli, tagli – già in atto con un contratto di solidarietà, peraltro seguìto a vari anni di stati di crisi“. “Questa azienda mette a rischio una testata storica della sinistra e dell’informazione italiana”, è la conclusione. “Per quanto ci riguarda d’ora in poi apriremo tavoli solo con interlocutori credibili, su basi concrete di rilancio. Abbiamo aspettato anche troppo. Per questo chiediamo alla politica, a quel partito, il Pd, che storicamente è vicino alla testata, di sostenerci nelle nostre legittime richieste”.
A stretto giro è arrivata una nota congiunta due parlamentari del Pd Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre, che hanno sollecitato la segreteria nazionale del Pd ad “affrontare il “caso Unità” con massima urgenza e determinazione” perché il giornale “è insostituibile in un panorama mediatico povero di pluralismo e di voci indipendenti da interessi forti” e “oltre al problema politico è in gioco il futuro professionale di decine di lavoratrici e lavoratori da anni impegnati in grandi sacrifici economici per portare avanti il giornale”. Subito dopo, nel pomeriggio di giovedì, il vicesegretario Guerini e il tesoriere Bonifazi hanno garantito l’impegno del partito: “Facciamo nostre le preoccupazioni dei lavoratori de l’Unità, il cui contributo per un’informazione plurale e per un dibattito pubblico libero e vibrante è un valore positivo per la sinistra e più in generale per il Paese”.