“Da troppi anni ormai il tema del lavoro viene declinato come il tema del non-lavoro”. Inizia così la lettera del presidente del Consiglio Matteo Renzi a Europa in cui rivendica le iniziative del governo come gli 80 euro in busta paga e la riforma della Pubblica amministrazione annunciata ieri e quelle che sono in programma come la riforma fiscale. 

Il premier indica la crisi come causa di una situazione a cui tutti sembrano assuefatti, ma punta il dito contro chi mette un freno a coraggio e fantasia: “Nelle case, in famiglia, con gli amici si parla di disoccupazione, non di lavoro, e la verità è che ci siamo un po’ tutti abituati a questo. Ci siamo assuefatti. Diamo per scontato che ormai è così, che non c’è niente da fare. Che in Europa, in Italia per forza ci debba essere meno lavoro e che ai giovani non resti fare altro che prendersi un bel biglietto aereo di sola andata e cercare fortuna altrove. Purtroppo la realtà, certo, è quella di una crisi mai vista negli ultimi decenni, una crisi che da noi è mille volte più grave a causa di un sistema-paese che ostacola l’innovazione, la sperimentazione, il coraggio, la fantasia. Pensiamo a quanti imprenditori, soprattutto giovani, hanno tante idee e validissimi progetti per far partire imprese nuove e che si trovano di fronte a una serie impressionante di porte chiuse quando chiedono un finanziamento, un’autorizzazione, un bollo, un permesso”. 

Il segretario ritorna su un tema a lui caro ovvero la modernizzazione del paese a cui tutti dovrebbero partecipare: “Non è facile “slegare” questo paese da lacci inutili e anacronistici. Soprattutto, non si fa in un giorno e nemmeno in un mese. Vorrei anche dire che non si realizza una forte azione modernizzatrice solo “dall’alto”, da palazzo Chigi o dal parlamento: no, serve l’iniziativa di tutti, serve – scrive – un concorso partecipato di idee. Il che non vuol dire ripetere il copione del passato, con i tempi lunghissimi della politica tradizionale e delle infinite trattative, ma vuol dire: muoviamoci, muoviamoci come istituzioni, come comunità, come nazione”.

“E dunque, in questo senso, questo Primo Maggio ci serve per raccoglierci insieme e riflettere su quello che stiamo facendo e su quello che abbiamo intenzione di fare. Noi stiamo parlando il linguaggio della concretezza e anche dell’ottimismo. Perché non dobbiamo assuefarci. L’intervento sulle buste paga per chi ha di meno, la riforma della pubblica amministrazione, le leggi sul mercato del lavoro, la prossima riforma fiscale, il pagamento dei debiti alle pubbliche amministrazioni: tasselli di un mosaico che tende a comporsi con l’obiettivo di ridare fiato all’economia italiana. Non basta, è chiaro. Ma ripartiamo da quello che c’è, e scrolliamoci di dosso la rassegnazione. Per cambiare, insieme, l’Italia. Buona Festa del lavoro”. 

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