La cancelliera tedesca ha parlato al telefono con il presidente russo chiedendogli di intervenire a favore degli osservatori militari detenuti nel sud-est del Paese. Il Cremlino ha insistito sulla necessità di un ritiro "delle truppe mandate da Kiev". Intanto i filorussi invadono la procura di Donetsk, una delle città orientali in mano ai separatisti
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto al presidente russo Vladimir Putin di intervenire per la liberazione degli ispettori dell’Osce, presi in ostaggio dagli insorti filo-russi in Ucraina. Nel corso di una conversazione telefonica, la Cancelliera ha chiesto al presidente russo “di contribuire alla liberazione degli osservatori militari detenuti nel sud-est dell’Ucraina, sette dei quali provenienti da Paesi europei – tra cui la Germania – e quattro ucraini”. Putin, da parte sua, ha insistito sulla necessità di un ritiro “delle truppe (ucraine) dal sud-est del paese”.
Intanto mercoledì il Fondo monetario internazionale ha approvato un pacchetto di aiuti da 17 miliardi di dollari per l’Ucraina da erogare in due anni. L’assistenza a Kiev, promessa a marzo, è legata alla realizzazione di riforme economiche, tra cui l’aumento delle tasse, il congelamento del salario minimo e l’aumento dei prezzi dell’energia, tutte iniziative che colpiranno duramente le famiglie e metteranno alla prova la tenuta del governo ad interim guidato da Arseni Iatseniuk.
Alla vigilia delle festività di maggio, Kiev nei giorni scorsi ha messo in “stato di massima allerta” l’esercito contro il rischio di un attacco russo e di un allargamento della rivolta secessionista filorussa oltre le regioni orientali di Donetsk e di Lugansk, di cui ammette di aver perso il controllo. Proprio a Donetsk dimostranti filorussi hanno attaccato la sede della procura. La polizia in assetto antisommossa ha lanciato granate stordenti mentre i gruppi di persone si muovevano verso l’edificio, ma questi sono riusciti a togliere gli scudi agli agenti e ad avanzare. Gli scontri si sono verificati nel corso di una marcia di centinaia di persone che mostravano le bandiere della Repubblica popolare di Donetsk, movimento che vuole maggior autonomia dal governo centrale, l’indipendenza oppure l’annessione alla Russia.
Il presidente ad interim Oleksandr Turcinov ha invitato a rafforzare la sicurezza nel timore di “atti di sabotaggio”, come il presunto tentativo scoperto dai servizi segreti in vista del 9 maggio, giorno che commemora la vittoria sovietica sui nazisti. Putin è pronto a trascorrere quella giornata in Crimea e, riguardo alle sanzioni, ha già avvertito che “se continua così dovremo naturalmente pensare a chi lavora, e come, nei settori chiave dell’economia russa, tra cui l’energia”. Basti pensare alle major petrolifere Usa, come Exxon e Chevron, che hanno interessi giganteschi in Russia. Ma le ritorsioni non farebbero altro che aggravare la recessione in cui è entrato il Paese, come ha certificato il Fmi.