Conosco e stimo Piero Pelù. E’ un amico. Le parole su Renzi dette ieri al Primo Maggio, le aveva dette anche altrove. “Boy scout di Licio Gelli” si trova anche nel suo libro. E quella definizione, come altre, Pelù le ha commentate alcune settimane fa con me a Reputescion (la puntata andrà in onda lunedì prossimo. Ve la consiglio. Ha parlato anche della sua “intervista” a Gelli nel ’95 a Villa Wanda). Avendo osato distaccarsi dal coro jovanottiano dei renziani giulivi, Pelù è stato subito massacrato da buona parte dei media, che hanno minimizzato l’attacco di Pelù sostenendo che “rosica perché Renzi non lo ha confermato all’Estate fiorentina”.

La solita buffonata: se critichi Renzi, sei invidioso. Non si capisce di che, ma sei invidioso. Puntualmente comica la replica piccata del Ministro Karina Huff Boschi: “Paradossali le critiche da chi è milionario”. Risulta ancora più becera la reazione delle groupies renziane, tipo la Moretti (peraltro una renziana tardiva), che replicano così: “Si limiti a fare il cantante”. Oppure: “I comici devono pensare solo a far ridere”. Esattamente la stessa reazione che solevano avere i berlusconiani quando qualche artista osava criticare il loro Capo. La storiella che “i cantanti devono solo cantare” è una delle tante puttanate di questo paese. I cantanti devono esporsi, come devono farlo gli intellettuali e gli artisti. Anzi: loro devono farlo più degli altri. L’Italia, negli ultimi vent’anni, è stata umiliata e ammazzata anche dall’eccessivo paraculismo furbino di tanti “artisti” che hanno sempre preferito il quieto vivere al rischio. Sempre più pompieri e sempre meno incendiari. E oggi quegli “artisti” son quasi tutti renziani: toh, che coincidenza.

Di Pelù, a quel che vedo, ce ne sono sempre di più, da Fossati a Santamaria, ma non è questo il punto. E neanche so se hanno ragione. Io ascolto con estrema attenzione quando Vauro o Servillo, persone che stimo oltremodo (e il primo per me è un autentico fratello maggiore), attaccano duramente il M5S: io, da un artista, voglio questo. Voglio il pungolo, non voglio il lieto fine. Andatevi a riascoltare “La domenica delle salme”: chi ha lingue “adatte al vaffanculo” non può esimersi dal suo ruolo. Non mi importa chi abbia ragione. Mi preme piuttosto sottolineare come sia semplicemente indecente e vile reagire a una critica attivando la macchina del fango(a Pelù sta accadendo) o rispondendogli “canta e basta”.

Care e cari renziani, senza offesa: non è un decreto regio credere che il pingue Mister Bean di Rignano sull’Arno sia il Nazareno. Non è obbligatorio votarlo. E – a quel che leggo e vedo – mi sa che sono in tanti a non eccitarsi all’idea di votare Picierno il 25 maggio.

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