Il giorno dopo una sconfitta, una brutta batosta come quella subita dalla Juventus contro il Benfica, dove svanisce il sogno di una finale europea davanti al pubblico di casa, l’analisi deve essere coerente. Troppo facile fare di una sconfitta una dramma shakespeariano, attaccare un intero progetto, togliersi sassolini dalle scarpe, ma allo stesso modo sarebbe riduttivo sminuire. Di sicuro non fa male ridere. E così, dopo che molto si è scritto su come la rete avesse preso in giro Mourinho all’indomani della sconfitta del Chelsea con l’Atletico Madrid (per quanto possa essere la “rete” a fare qualcosa), ecco che gli utenti dei vari social network si sono scatenati nello schernire e canzonare il tecnico bianconero Antonio Conte. Dal suo modo di parlare a quello che ha detto in precedenza, dai capelli, agli arbitri allo stile della società, ne è venuto fuori un divertente collage di immagini e fotomontaggi.
Poi ci sono le analisi serie, sui motivi per cui la Juventus è uscita dalla semifinale di Europa League, e sul valore dell’oramai noto ranking Uefa. Della squadra va detto innanzitutto che è stato visibile, nella seconda parte di stagione, un deciso se non netto calo fisico. Al di là del numero di gol fatti nel primo o nel secondo tempo, chiara è stata l’impressione osservando le partite della Juventus che molti dei suoi giocatori cominciassero ad essere carenti sotto il piano fisico e atletico. Questo non ha impedito alla squadra di continuare a dominare in un calcio italiano, dove difendendo molto si corre poco, ma ha certamente inciso a livello europeo, dove l’agonismo è ancora il sale del calcio. Se questo sia dovuto a una preparazione fisica errata, a una rosa ristretta che ha obbligato il tecnico a insistere sempre sugli stessi 14-15 giocatori, o agli stessi calciatori che abbiano deciso di preservarsi per il Mondiale, non è dato sapere. Probabilmente un buon mix delle tre ragioni.
Giovedì sera poi sono stati particolarmente evanescenti gli attaccanti. Ci sta che non sia stato per colpa loro, dato che hanno sempre fatto bene e che hanno esperienza a livello di coppe (nonostante la lunghissima astinenza di Tevez interrotta nella partita di andata), quanto piuttosto della mancanza di adeguate rifiniture. I pochi lanci per loro erano sempre lunghi: dal centrocampo o dalle fasce ma sulla trequarti, difficilmente gli esterni arrivavano sul fondo. E qui si apre il secondo problema, che coinvolge un po’ tutto il calcio italiano, la difesa a 3 (per quanto sia poi sempre a 5) non esiste nel calcio europeo dove, al di là dei moduli, ci sono sempre esterni offensivi o mezzali che arrivano sul fondo a creare superiorità numerica: lasciando libere le fasce permetti ai difensori avversari di accentrarsi in area a marcare gli attaccanti. Questo è appunto un problema comune a molte squadre italiane, anche a quelle che giocano con altri moduli, ma pur sempre così attenti alla fase difensiva da non aggredire gli spazi in attacco.
Un calcio quindi antico, superato, che insieme ai soliti motivi – settori giovanili poco curati, incapacità delle società di strategie anche economiche di ampio respiro, dittature televisive contro stadi freddi fatiscenti, agonia delle polemiche e necessità della vittoria – ha portato al lento declino del calcio italiano. Per questo nel ranking Uefa, il coefficiente che calcola le prestazioni delle squadre continentali negli ultimi cinque anni, siamo ora quinti: il Portogallo ci ha superato al quarto posto. In realtà questo è dovuto proprio alle prestazioni di cinque anni fa e non di quest’anno, ma tant’è, siamo al livello peggiore dal 1984. Solo pochi anni fa, portavamo quattro squadre in Champions e altrettante in Europa League, oggi essendo quinti non cambia nulla, e anche se ci superasse la Francia porteremmo comunque tre squadre in entrambe le coppe. I problemi cominceranno se dovessero superarci anche Russia e Olanda. Impossibile? Pochi anni fa dicevamo lo stesso della Germania terza o del Portogallo quarto. Urge una scossa.