Non si ferma lo scontro dopo le parole pronunciate dal cantante sul palco del concerto del Primo maggio. Dopo averlo definito "boy scout di Licio Gelli", il leader dei Litfiba accusa il premier su Facebook: "Nei tg ripetuta la menzogna che 'Pelù ce l’ha con Renzi perché non gli ha più fatto fare l’estate fiorentina. Ma ho lasciato io l'incarico per i giochi sporchi con i soldi pubblici"
Piero Pelù ha attaccato il premier Matteo Renzi dal palco del concertone del Primo maggio, in piazza San Giovanni a Roma. Prima di cantare una versione rock de Il pescatore di Fabrizio De Andrè, il cantautore fiorentino si è rivolto a Renzi definendolo “il non eletto, ovverossia il boy scout di Licio Gelli“. Cioè il faccendiere e “maestro venerabile” della loggia massonica segreta P2. “Deve capire – ha detto il cantante – che in Italia c’è un grande nemico ed è un nemico interno, è la corruzione, la disoccupazione, il voto di scambio, la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra. La nostra è una guerra interna, il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi”. E poi, commentando il bonus di 80 euro in busta paga: “Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro”. Infine Pelù, prima di passare alla musica, ha attaccato l’acquisto dei caccia F35: “Le spese militari per gli F35 rubano i soldi alla scuola e agli ospedali”.
Mentre molti ricordavano che nel 2009 Renzi, appena diventato sindaco di Firenze, ha rimosso Pelù dalla direzione artistica dell’Estate fiorentina (incarico per il quale era previsto un compenso di circa 70mila euro), non si è fatta attendere la risposta del Partito democratico. Con Alessandra Moretti che stamane, a Mattino5 su Canale 5, ha duramente attaccato il rocker fiorentino, allargando il campo anche ad altri campi artistici: “Sarebbe bene che comici e cantanti si occupassero del loro mestiere” ha detto la Moretti, che poi ha contestato la definizione da parte del cantante degli 80 euro come “un’elemosina quando ci sono persone che potranno fare una spesa in più a settimana“. Sull’attacco del leader dei Litfiba si è espressa anche Pina Picierno: “Quando la politica va veloce succede che il rock diventa lento” ha detto l’altra candidata alle prossime elezioni Europee per i democratici. “Probabilmente Pelù era impegnato in una registrazione di The voice e non si è accorto di quanto stava avvenendo nel nostro paese – ha continuato la capolista del Pd per la circoscrizione sud- Forse non sa che gli 80 euro che il governo Renzi ha deciso di redistribuire a chi ha sempre pagato non sono un’elemosina come l’ha definita lui, ma il primo passo verso l’equità sociale che noi del Pd vogliamo assolutamente riportare in questo paese. Mi dispiace – conclude la Picierno – che a dire no a questi 80 euro sia una persona fortunata e benestante grazie al suo talento. Ogni tanto però bisognerebbe uscire dai panni del rocker milionario e indossare quelli di chi vive con mille euro al mese”.
Anche Dario Ginefra ha sparato a zero contro il cantante, bollando le sue parole contro Renzi come “offensive per l’intero popolo democratico”. “Attribuire a Renzi, dopo due mesi di Governo, le responsabilità della crisi economica, sociale ed occupazionale di oggi è stato atto di disonestà intellettuale” ha detto il deputato, secondi cui accostare il premier “alla figura di Gelli dileggiando anche il movimento scoutista una pessima forma di protagonismo”. Ginefra, poi, ne ha anche per i sindacati, i quali “sia pur dalla loro legittima posizione di critica alle scelte dell’attuale Governo, dovrebbero prendere le distanze da quel monologo, persino letto male, che disonora quel grande appuntamento di riflessione, di critica, di proposta e di festa che è il Concerto in Piazza San Giovanni”.
Chi invece si schiera dalla parte di Piero Pelù è Beppe Grillo, che sul suo blog ha ripreso le parole del cantante in un post dal titolo “Il boy scout di Licio Gelli”. “Pelù al concerto del 1 maggio ha parlato di Renzie“, scrive il leader del M5s prima di riportare integralmente le parole del rocker fiorentino: “Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro”, ha detto ieri Pelù, definendo il presidente del Consiglio “il boy scout di Licio Gelli”.
Pelù ha poi risposto alle polemiche dal suo profilo Facebook: “Lo so che ci sono milioni di italiani che sopravvivono con stipendi o pensioni da vera fame”, ha scritto. “A Voi va tutto il mio rispetto e la mia solidarietà. Non volevo certo offenderVi. Con tutta la calma del mondo credo però che sia importante capire che per costruire un futuro vero per sé e per i propri figli ci sia bisogno solo di una cosa: il lavoro, onesto e… ben retribuito”. Il rocker aggiunge poi che “è chiaro che 80 euro al mese aiutano un mensile che sta tra i 700-1200 euro al mese, ma il problema di fondo rimane: dove sta il lavoro, quello a tempo INDETERMINATO che ti garantirà stabilità e poi la tanto agognata pensione?”. E ancora: “questa mossa da 80 euro di Renzi è una gran trovata pre-elettorale di grande effetto” perché “i soldi usciranno dalle tasche di chi li riceverà con la massima velocità”, “con l’aumento delleaccise su tutti i carburanti possibili e immaginabili, addirittura avremo le accise sulla birra…aumenteranno le tasse sui rifiuti, diminuiranno i soldi per la scuola pubblica, diminuiranno i soldi per la sanità pubblica, aumenteranno i prezzi dei servizi “pubblici” che saranno privatizzati”.
Ma la polemica sembra non avere fine. Dopo aver visto i telegiornali, Pelù è tornato all’attacco di Renzi. Materia del contendere, stavolta, il passato incarico del cantante dei Litfiba nell’Estate fiorentina. “Matteo Renzi è un bugiardo e mente in maniera spudorata sapendo di mentire nei miei confronti”, ha scritto ancora su Facebook. “Ho seguito alcuni tg e in tutti, ripeto in tutti è stata ripetuta la menzogna consumata che ‘Pelù ce l’ha con Renzi perché non gli ha più fatto fare l’estate fiorentina’. Evidentemente la disinformazia del boy scout di Gelli si è scatenata”, ha ribadito. Pelù ha voluto precisare di essere stato lui a creare “FI.ESTA (FIrenze. ESTAte) nel 2007 con la vecchia amministrazione Domenici ma dopo 10 mesi di superlavoro ho lasciato quell’incarico di mia spontanea iniziativa perché non mi piacevano i giochi sporchi che si facevano con il denaro pubblico”.