Municipi allo stremo, senza i soldi per i servizi essenziali, uno spaventoso deficit di bilancio, municipalizzate in perdita a causa di una gestione corrotta e clientelare: questa è la situazione di Roma capitale, la città con il patrimonio artistico più grande del mondo, dopo le ultime gestioni, in particolare quella di Gianni Alemanno. Nessuno, dunque, avrebbe voluto essere nei panni di Ignazio Marino, arrivato a governare un’enorme metropoli ormai senza controllo, con il rischio di commissariamento incombente e la concreta possibilità di fallire.
Ho creduto e scritto che il razionale Marino, osteggiato dal suo stesso partito, avrebbe potuto essere l’unico in grado di gestire il caos, e le sue drammatiche derive, in cui versa Roma. Ho apprezzato, ovviamente da cittadina romana, la determinazione con cui ha difeso il Salva Roma e anche la giusta rivendicazione del fatto, perdonatemi la considerazione federalista, tanto ormai dell’orgoglio capitolino non resta quasi nulla, che Roma ha bisogno di essere aiutata a fronte delle centinaia di manifestazioni e maxi eventi che ogni giorno qui si svolgono.
Ma ecco, a vedere le misure previste per il bilancio 2014 si ha una sensazione piuttosto amara. Certo, le scelte cui si trovava di fronte il sindaco non era molte. Eppure alla fine si è deciso per la solita strada: tassare, e senza andare troppo per il sottile. Certo, il settore più bersagliato è anche quello più ricco, ovvero il turismo. E il fatto di aumentare la tassa di occupazione di suolo pubblico da 3 a 30 euro per i camion bar, spesso gestiti dai soliti noti senza trasparenza né concorrenza, e da 1 a 4 quelli di souvenir, non è una di quelle per cui c’è da stracciarsi le vesti, anzi. Più pesante, per gli operatori del turismo, l’arrivo di una tassa di soggiorno veramente salata, che va dai sette euro al giorno per gli alberghi di lusso ai 3,5 euro per i bed and breakfast. Ma le note dolenti sono soprattutto legate alla famigerata Tasi. Nessuno scrupolo ad aumentarla al massimo livello possibile, 11,4 per mille, con “agevolazioni per le fasce più svantaggiate”, che però, su questo varrà la poema ritornare, non c’entrano nulla con quel ceto medio indebolito e reso sempre più fragile dalla crisi, che invece dall’aumento di questa tassa verrà pesantemente colpito. visto che , ad esempio per le seconde case, le agevolazioni ci saranno solo se la persona di famiglia cui viene data la casa ha un reddito inferiore ai 15.000 euro lordi, sopra il quale per chi ci governa si viene considerati ricchi benestanti da tassare. Infine, gli aumenti per i permessi ztl dei residenti, che aumentaranno da circa 100 euro ogni cinque anni a 12200-1500 euro, ossia anche 15 volte tanto, per la prima macchina e indipendentemente dal reddito.
Qualche considerazione finale: che senso ha sbandierare a livello nazionale quei famosi 80 euro, dai quali peraltro buona parte della popolazione – incipienti, il popolo degli autonomi ma anche lavoratori che non sono certo ricchi ma guadagnano un po’ più della soglia di sopravvivenza – è esclusa, se poi le tasse a livello locale continuano ad aumentare? E come possono gli enti locali continuare a introdurre tasse che sono del tutto indipendenti dal reddito, come la Tasi, appunto? Infine: si può aumentare una tassa anche di dieci-quindici volte, come nel caso dei permessi ztl, senza alcun principio di progressività e senza chiedersi come molti cittadini, e anche commercianti, saranno in grado di sostenerla? Presto il centro storico di Roma, grande come una città, sarà abitato solamente da ricchi e per lo più stranieri, mentre la sua popolazione storica, fatta anche di anziani e persone normali, saranno costretti ad andare via. Ma questo è il minore dei mali, forse. Il peggiore è che non si dica mai la verità: altro che cambia verso, siamo in guerra, non ci sono soldi per nulla, bisogna stringere la cinghia ancora e ancora di più. Senza alcuna prospettiva che il futuro sia migliore. Anzi, ancora per anni,forse per decenni, solo per colmare gli errori e gli orrori del passato.