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Uk, la dimora del vescovo costa troppo. La diocesi gli compra villa da 900mila sterline

Per il reverendo Peter Hancock era stata comprata un villa perché non poteva più vivere nel lusso di un castello. Ma le polemiche sono state così forti che è arrivato il dietrofront: “Il vescovo potrà continuare a vivere nel castello di Wells”. Dove, fra l’altro, per secoli e secoli, ogni suo predecessore ha vissuto senza problemi

Il vescovo anglicano di Bath e Wells non poteva vivere nel lusso di un castello. Così la diocesi ha provveduto ad acquistare una residenza “più consona alle sue funzioni e in grado di garantire maggiore privacy”. Piccolo particolare, la nuova villa comprata per il reverendo Peter Hancock, che diventerà ufficialmente vescovo il mese prossimo, è stata pagata oltre 900mila sterline. Vale a dire, un milione e centomila euro. Tutto questo per centinaia di metri quadri di superficie abitabile, un parco definito dai più “delizioso” e una sicurissima muraglia di recinzione. Così, in una storia che ricorda quella tutta italiana – e vaticana – dell’attico del cardinal Tarcisio Bertone, ora anche la Chiesa d’Inghilterra viene sommersa dalle polemiche, richieste di spiegazioni e persino petizioni popolari “per riportarla alla sua missione”. Perché se il castello, appunto, era ritenuto troppo lussuoso, la nuova e costosa residenza lo sarebbe stata ancora di più. Ecco, quindi, nelle ultime ore, il dietrofront: “Il vescovo potrà continuare a vivere nel castello di Wells”. Dove, fra l’altro, per secoli e secoli, ogni suo predecessore ha vissuto senza problemi. (Foto dal sito del comune di Weels)

Di sicuro ora, visto anche il costo medio delle abitazioni in continua crescita nel Regno Unito, la Chiesa d’Inghilterra si ritrova con un promettente investimento. Per arrivare al dietrofront, tuttavia, è stato necessario il parere anche di un tribunale interno alla confessione protestante, istituito dall’arcivescovo di Canterbury – massima autorità dopo la regina Elisabetta della Chiesa anglicana – e che ha espresso un dubbio già dalla prima riunione: “Perché la nuova residenza dal costo spropositato è anche grande il doppio rispetto all’appartamento nel castello a cui il vescovo e la sua famiglia erano destinati?”. Come a dire, la diocesi aveva fatto oltre al danno anche una beffa, il lusso rimpiazzato con un lusso ancora maggiore. E questo non sarebbe stato accettato dall’opinione dei fedeli che, spesso, nei centri della provincia inglese coincide con l’opinione pubblica prevalente.

Dietro la ritirata, comunque, anche il parere della comunità religiosa – e persino di alcuni parlamentari – che non volevano che il proprio vescovo venisse allontanato dalla storica residenza. Niente di particolarmente conservatore, del resto si trattava solo di rispettare la tradizione. Così la prima rezione di Tessa Munt, parlamentare locale che aveva battagliato per la permanenza del vescovo a Wells, è stata: “Siamo felicissimi e gli daremo il benvenuto. Siamo contenti che la diocesi sia tornata sui suoi passi”. Il tutto avviene, appunto, a pochi giorni dalla polemica che ha interessato il cardinal Tarcisio Bertone e il suo “modesto” attico di 700 metri quadri in cui passerà la pensione. Con una sostanziale differenza: è bastata una polemica finita sui giornali ed è bastato un po’ di malumore per far piombare nella vergogna la Chiesa anglicana e per costringerla a tornare sui suoi passi. Con un buon investimento edilizio fra le mani, fra l’altro.