“Sento il bisogno di tornare in quella casa. Non sarà facile, perchè è dove Samuele ha vissuto felice e dove è stato ucciso. Non voglio rinnegare quei ricordi, non voglio perderli. Ho voglia di tornare lì, perchè stare lontano è come voler dimenticare. Non posso permetterlo: non è giusto”. Sono alcune considerazioni di Annamaria Franzoni, espresse durante le sedute con il perito Augusto Balloni, incaricato di stabilire se la donna possa ottenere la detenzione domiciliare e rese note dalla giornalista Ilaria Cavo, durante la puntata di ‘Quarto Grado’. Un’eventualità accolta con poco entusiasmo dal sindaco di Cogne, Franco Allera: “Con tutto quello che è successo, che ha detto su tante persone, è chiaro che almeno una parte della gente non l’accoglierebbe certo bene. Ciò che ha detto su tante persone ha lasciato un segno, degli strascichi. A Cogne la vicenda ha fatto solo del male”. Con il dissequestro avvenuto il 23 marzo del 2013, la villa è tornata in possesso di Stefano Lorenzi. Da allora l’immobile è rimasto disabitato.
“Ho sempre respirato da mia madre un senso materno molto forte”, ha continuato la Franzoni nell’intervista tv. “Lo stesso che ho io, perché sento come priorità, come donna, la famiglia”, spiega Annamaria Franzoni. “Non ho mai pensato alla carriera. Quello che mi gratifica di più e mi fa stare bene è tenere la casa, stare con i miei figli, stare con mio marito, fargli trovare quel calore materno di moglie. Penso sia lo scopo della vita. Quello che ho respirato a casa mia è questo: la normalità dei figli, la dedizione”.
“Ho mostrato le foto di Samuele, perché insinuavano che non fosse sano. Volevo proteggerlo – ha detto la Franzoni – Ancora oggi lascio la tomba bianca, senza nome: nessuno sa dov’è per tutelarlo. Ho cercato di difendermi, di difendere la dignità di Samuele”, dice ancora la Franzoni che aggiunge: “Penso a quella mattina. Cerco di ricordare se durante il percorso di ritorno posso avere visto qualcosa in più, un’ombra, qualcosa, qualsiasi cosa. Io per prima mi sono messa in discussione, perchè in quei momenti sei fragile e tutti ti dicono: ‘Sei stata tu!“’. “I miei sentimenti li conosco: io darei la vita, ho dato la vita ai miei figli, non l’ho tolta… Sono un genitore, pretendo la verità, la giustizia. Chiederò aiuto a chiunque, perchè lo devo a Samuele, ai miei figli, a mio marito. La mia vita è dedicata solo a quello. Il bello è stato quello che abbiamo vissuto lì: quello è il nostro vivere, è la nostra casa, io -sottolinea la donna- mi sento sempre fuori casa”.