“Credo che molto sia cambiato in Rcs negli ultimi due anni, e in positivo” ha spiegato il presidente Angelo Provasoli al termine del consiglio di amministrazione del gruppo che pubblica il Corriere della Sera rispondendo alle critiche dell’editore di La Repubblica, Carlo De Benedetti. Tuttavia la metamorfosi in atto in via Solferino non è stata abbastanza forte da spingere per l’ingresso in consiglio del socio Urbano Cairo, in sostituzione del dimissionario Carlo Pesenti, come mediatore fra i due azionisti più grandi, la Fiat (20%) e Diego Della Valle (9%). In compenso il mutamento in atto è stato sufficiente a congelare la candidatura alla presidenza di Rcs dell’ ex numero uno dell’Enel, Fulvio Conti che mercoledi’ 30 aprile si aggirava nei corridoi del gruppo editoriale prima che il consiglio fosse aggiornato a domenica 4 maggio. Resta saldo al timone l’ad Pietro Scott Jovane, nonostante le indiscrezioni che favorivano l’ipotesi di un ricambio a tutto vantaggio del direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli.
Per l’integrazione del consiglio, il cda dell’azienda editoriale, controllata dalla Fiat, ha infatti deliberato di proporre ai soci la nomina di Teresa Cremisi, presidente e direttore generale di Flammarion (ceduto due anni fa da Rcs), direttore editoriale e sviluppo strategico di Madrigall (Holding Flammarion-Gallimard), amministratore di Rcs Libri, del Teatro dell’Europa dell’Odéon e del Museo d’Orsay. Il cda “ha condiviso l’intenzione di rinforzare la composizione del consiglio stesso attraverso l’indicazione di un candidato che possa ulteriormente accrescere le competenze già presenti – spiega una nota del gruppo precisando che è stata intravista l’esigenza di “individuare un profilo di solida rilevanza internazionale, caratterizzato da una forte esperienza manageriale nel settore editoriale, da un adeguato profilo di indipendenza, e che disponga di un bagaglio di conoscenze tecniche, mantenendo l’attuale alto profilo degli amministratori presenti”.
La proposta di integrare il consiglio con la Cremisi non appare affatto come un tentativo di seppellire l’ascia di guerra nell’interesse dell’azienda, ma piuttosto come una prova di forza della Fiat. Quasi a rispondere alla forza politica che spinge per Conti sulla cui candidatura, in prima seduta, il consiglio si è evidentemente spaccato. Con il risultato che il clima della prossima assemblea, in programma l’8 maggio, si annuncia ancora più incandescente del previsto.