Il nostro primo pensiero va a Ciro con la speranza che esca quanto prima dall’ospedale. Il fatto che si sia andati a trattare con i capi ultrà della tifoseria napoletana è gravissimo, ma forse decidere le sorti della partita senza interpellare la tifoseria sarebbe stato ancora più rischioso, vista la tensione e l’adrenalina che c’erano. Far defluire 70 mila persone tra cui tantissimi bambini, dopo quanto successo, sarebbe stata cosa difficile, per questo possiamo capire, seppur senza giustificare, la volontà di dialogare con la tifoseria.
Fatto sta che ieri lo Stato ha perso dal momento che non è riuscito a garantire la sicurezza in una partita così delicata.
Ciò che fa più rabbia è che si continui a parlare di Genny ‘a Carogna e del fatto che sia stato fischiato l’inno di Mameli. I riflettori dovrebbero essere puntati, invece, soprattutto sul fatto che i tifosi napoletani hanno subito un vero e proprio agguato armato da parte di un ultrà romano, che ha sparato lasciando Ciro a terra in fin di vita. Come se non bastasse, si sono aggiunti i soliti cori beceri: “Vesuvio lavali col fuoco”. In questa triste storia i napoletani sono le vittime e puntare l’attenzione su Genny ci sembra quanto meno riduttivo. Le domande che aspettano risposte sono tante, ora chiediamo solo verità e giustizia per quanto accaduto.