Non pensavo che i contributi che hanno dato vita a questa sezione ad hoc nel mio blog sarebbero stati così numerosi, invece continuo a ricevere testimonianze sul ruolo del padre. Anche se non riesco a pubblicarli tutti, questi racconti dei padri sono il sale per noi che siamo partiti mossi dal desiderio di trovare una direzione, una spiegazione. Dovevamo dirci se è vero che è bello essere padri, partendo da una certezza: quella del padre è una figura, al giorno d’oggi, decisamente in crisi. Se riusciremo a progredire nella nostra riflessione iniziale e a condividere con voi un nuovo scritto sarà anche e soprattutto per i preziosi spunti ricevuti in oltre quattro mesi, a prescindere – ovvio – che questi abbiano o meno trovato spazio sul blog. Quella che segue è l’ultima testimonianza che pubblichiamo. L’ha scritta Matteo due giorni dopo aver sperimentato la gioia della paternità, un’esperienza che, tra l’altro, lo ha portato a riscoprire – “incosciente, ma consapevole” – il rapporto con suo padre. (CF)
Eppure pensavo di essermi preparato bene. Ho seguito con mia moglie il corso in preparazione al parto dell’ospedale, in cui ci veniva spiegato, per filo e per segno, cosa sarebbe successo e come poter essere di aiuto nel momento clou.
Ho preso in biblioteca e letto svariati libri che raccontano di padri in gravidanza, descrivono la gioia di essere padri, proclamano la fatica e la rivalutazione del ruolo di padre.
Ho visto un bellissimo spettacolo teatrale chiamato Vitanuova, monologo sulla paternità.
Ho assorbito con trasporto e un pizzico di invidia positiva i racconti degli amici già padri, delle loro emozioni e dell’unicità che comporta la nascita di un figlio. E per non farmi mancare nulla ho tenuto in braccio i miei nipoti, sostituito colleghe educatrici in servizi per la prima infanzia e riscoperto le fiabe dei fratelli Grimm.
Eppure sono stato travolto dalla vertigine dell’emozione più enorme della mia vita e alla fine ero secco come una ghianda.
Tornando all’inizio, due sensazioni hanno accompagnato la splendida gravidanza di Emilia: l’incosciente, ma consapevole, riscoperta di mio padre e un nostro nuovo innamoramento e fidanzamento. Sono riemersi, come in una sorta di preparazione alla missione di genitore, tanti ricordi di episodi vissuti con mio padre: escursioni in montagna, levatacce all’alba per andare a funghi, le prime lezioni di nuoto al mare, un salvataggio sul sentiero delle cinque terre quando ero caduto in mezzo agli spini, sull’orlo di un dirupo, piccoli lavori domestici di riparazione. Mio papà, uomo di poche parole e tanti fatti, la persona che mi ha trasmesso stabilità e serenità, profondità e mitezza, equilibrio e responsabilità e quel senso di libertà e ricerca del bello che mi spinge ad amare la vita.
E poi la luce nuova nei nostri occhi di coppia. Occhi ancora lucidi per il recente matrimonio costruito e vissuto come noi desideravamo, con immediato lungo viaggio di esplorazione del Sudamerica, occhi soddisfatti nella condivisione quotidiana di gioie e fatiche, e ora colmi di gratitudine per un futuro che si allarga con l’arrivo di una nuova creatura.
Ma questi occhi non erano assolutamente preparati a lasciar fuoriuscire tutte le lacrime consumate in sala parto, sorprendendosi nuovamente umidi decine di volte in questi ultimi due giorni.
Dall’altro ieri sono il papà di Gioele, 3.650 grammi (10 grammi per ogni giorno dell’anno, come ha detto un mio amico), due guance paffute, una testolina piena di capelli, venti dita secchine e gracili, due palline rosso fuoco. E una vitalità cui non sono ancora del tutto preparato.
Voleva nascere guardando il mondo Spruzzo (l’abbiamo chiamato così per tutta la gravidanza, da un sogno premonitore della zia e non sapendo se sarebbe stato maschio o femmina), occhi rivolti all’uscita stretta e angusta, e non di capoccia come vuole la normalità, e la questione ha complicato un poco la faccenda, specialmente per la mamma. La sua tenacia, la fatica dipinta sul suo volto, l’enorme sofferenza delle ultime ore mi accompagneranno per tutta la vita, insieme al grande senso di impotente vicinanza che mi ha visto comprimario nell’emozione più grande finora vissuta.
“Spero che dirai che è bello essere padre” è il titolo di questa sezione del blog. Ammetto che, se questo è l’inizio dell’avventura di essere padre, posso solo dire che è già meraviglioso. Dopo due giorni.
Matteo con Gioele
Genitori-figli: ‘Spero che dirai che è bello essere padre’ (parte quarta)
Genitori-figli: ‘Spero che dirai che è bello essere padre’ (parte terza)
Genitori-figli: ‘Spero che dirai che è bello essere padre’ (parte seconda)
Genitori-figli: ‘Spero che dirai che è bello essere padre’ (parte prima)