Ripartire dai giovani, quindi, è il messaggio che viene veicolato a questo congresso, con un’ipotesi che andrà specificata nel dettaglio, sempre che non rimanga lettera morta nel rapporto con le altre centrali sindacali. La proposta è audace vista l’età media della Cgil – composta per metà dal sindacato dei pensionati – e visto il legame non proprio vitale che lega l’organizzazione alle nuove generazioni.
La questione del meccanismo di rivalutazione, inoltre, è particolarmente delicata perché, nel sistema contributivo per tutti, in vigore con la legge Fornero, il calcolo di quanto cresce nel tempo l’ammontare dei contributi versati risulta decisivo. Il coefficiente è agganciato alla crescita del Pil ma, sostiene Camusso, “in questo modo, con la crisi, noi siamo a -9 punti percentuali”. Rivedere quel coefficiente sarà una battaglia durissima perché grazie a quel numerino si sono redatte le previsioni della spesa pensionistica per i prossimi trenta-quaranta anni. L’abolizione della gestione separata, invece, è avanzata in nome di un ripristino della solidarietà “in un sistema universale” che abolisca quello che oggi è “un ghetto di precari”.
I lavoratori iscritti a questa gestione sono 1,7 milioni su oltre 18 milioni complessivi (di cui 12 milioni lavoratori dipendenti) ma è quella piena di contributi versati a cui corrisponde un numero ridottissimo di pensioni erogate per via dell’età di questi giovani. La proposta della Cgil è di portare tutti sotto lo stesso tetto e di utilizzare tutti i contributi per pagare tutte le pensioni, ripristinando il criterio solidaristico originario della previdenza pubblica. Una proposta che non dispiace al responsabile economico del Pd, Federico Taddei, seduto in prima fila ad ascoltare la relazione, che la giudica coerente con le proposte finora elaborate dal partito democratico. Da qui, però, a dire che si possa arrivare a una ridefinizione del sistema pensionistico italiano, ce ne corre. La relazione di Camusso è stata improntata allo scontro con Renzi e il governo. Per il dialogo, il tempo deve ancora venire.