Sciacalli e gufi, rabbia e speranza. Il botta e risposta tra Partito democratico e Movimento 5 stelle continua. Se ieri Matteo Renzi ha definito Beppe Grillo “uno sciacallo” per essere andato a Piombino a parlare con i lavoratori “senza avere proposte concrete”, oggi la palla torna al comico che ribatte e in un tweet scrive: “Renzie, lo sciacallo a Senigallia“, puntando il dito sulla visita del presidente del Consiglio nella zona alluvionata. Sul blog è poi comparso un video e un articolo firmato da un’attivista dove si riportava la storia di Beatrice, ragazza marchigiana che aveva fatto una richiesta diretta al premier. Una citazione a sproposito secondo la rappresentante della segreteria Pd Alessia Morani: “L’unico vero sciacallo è Grillo: non so dove abbia preso le dichiarazioni di Beatrice, l’unica certezza è che mi ha chiamato il padre della ragazza incazzato nero. La casa di Beatrice è intatta, con la sua famiglia abita in collina e non hanno avuto alcun danno dall’alluvione del Misa. La verità è che Beatrice ha accolto Renzi e gli ha detto, in modo provocatorio ma positivo, ‘perchè non vi dimezzate lo stipendio anche tre mesi? Potrebbe essere d’aiuto agli altri, quelli colpiti dall’alluvione’. Non ha mai parlato della sua casa. L’ho sentita poco fa ed era dispiaciuta di come fosse stato strumentalizzato il suo dialogo con Renzi. Ma non mi sorprende. Il comico riesce ogni volta a scendere più in basso nella scala dello squallore”.
Grillo continua poi il suo attacco con un articolo sul blog. “In Italia si è diffusa la peste rossa e gli untori sono immancabilmente il Pd (spesso alleato con Forza Italia o con quello che ne resta) e le cooperative rosse. Gli untori della Peste rossa sono permalosi, chi li accusa è sempre in odore di fascismo, nazista, contro l’informazione, antidemocratico e non si accorgono che così si qualificano per quello che invece sono loro: fascisti, anzi ‘fascistelli” che fa più figo, per dirla alla De Benedetti”.
E per questo, dice Grillo, gli 80 euro sono rimedi deboli di fronte ad un Paese sempre più in difficoltà. “Nel 1300 in Europa arrivò la peste nera e “i rimedi messi in campo furono solo dei palliativi, un po’ come gli 80 euro di Renzie (da lui definiti con spregio e sarcasmo ‘l’antipasto’): preghiera, penitenza, quarantena dei malati, sfollamento delle persone sane e ricerca di capri espiatori” dice Grillo per introdurre il concetto della nuova peste, quella rossa, “più subdola, insidiosa, che si è qualificata come cura invece che malattia. Un farmaco miracoloso venduto da imbonitori del “lavoro, lavoro, lavoro“, ricatto che verrebbe eliminato con il reddito di cittadinanza, e del politicamente corretto. I suoi effetti sono stati il deserto della produzione, la morte dell’innovazione, il cemento come idea di futuro e il massacro dell’ambiente”.
“La Peste rossa – continua Grillo – ha ormai i suoi luoghi dove si possono ammirare nuove Hiroshima nostrane. Dal MPS di Siena, alla Lucchini di Piombino, alla Sorgenia di Vado, all’Olivetti di Ivrea, alla Telecom (ex) Italia, alle nuove schiavitù di Prato, all’Ilva di Taranto alla Tav in Val di Susa. Un elenco interminabile dove il minimo comun denominatore è la crescita spacciata per progresso. Gli untori sono immancabilmente il PD (spesso alleato con Forza Italia o con quello che ne resta) e le cooperative rosse, quest’ultime instancabili cementificatrici del territorio con i soldi pubblici, dalla Val di Susa all’Expo di Milano. Attenti agli untori e in alto i cuori!”.