Un’attivista di “Occupy Wall Street” rischia fino a sette anni di carcere per aver colpito con una gomitata un poliziotto. Cecily McMillan, 25 anni, graduate student alla “New School”, è stata giudicata colpevole di violenze da parte di un tribunale di Manhattan. Il giudice ha rigettato la sua richiesta di libertà su cauzione in attesa della sentenza, che arriverà il 19 maggio. La McMillan ha ascoltato il verdetto in silenzio, mentre una trentina di ragazzi e ragazze urlavano “Vergogna” agli agenti di polizia schierati nell’aula. Altri cantavano: “La corruzione è il carburante. La corte è lo strumento”.
Ormai da mesi il caso di Cecily McMillan occupa le prime pagine dei media americani, alimentando polemiche e accuse sulla brutalità della risposta poliziesca al diritto di protesta. La notte del 17 marzo 2012 la McMillan, secondo l’accusa, avrebbe reagito urlando e insultando una donna poliziotto che le chiedeva di abbandonare Zuccotti Park, l’area di Wall Street dove da sei mesi i militanti manifestavano contro rapacità della finanza e diseguaglianze sociali. Un agente di polizia, Grantley Bovell, 35 anni, avrebbe cercato di agguantarla alle spalle per trascinarla via. La McMillan si sarebbe prima accovacciata. Poi, con un balzo, avrebbe colpito Bovell in pieno viso con una gomitata.
Questa è la ricostruzione dei fatti, supportata anche da un video girato quella notte, che i dodici giurati hanno fatto propria, e che potrebbe condurre la ragazza a trascorrere ben sette anni in carcere. La versione della difesa è invece molto diversa. Il video, secondo la difesa, coglierebbe soltanto una parte di quanto avvenuto il 17 marzo 2012. Quella notte la McMillan non sarebbe nemmeno stata tra gli occupanti di Zuccotti Park. Sarebbe invece passata a prendere un’amica per le celebrazioni di St. Patrick’s Day e si sarebbe trovata in mezzo agli scontri. Qualcuno avrebbe cercato di afferrarla per i seni da dietro e lei avrebbe reagito istintivamente alzando il gomito. A sostegno della propria ricostruzione, la difesa ha portato fotografie e referti medici che attestano la presenza di ampi lividi sul seno.
Mentre Cecily McMillan attende in carcere il suo destino – gli avvocati la descrivono come un’attivista della sinistra moderata, da sempre convinta della necessità di mantenere la protesta aperta e pacifica – molti discutono su un verdetto che può apparire sproporzionato e che rivelerebbe la scelta di criminalizzare le pacifiche proteste di strada a New York; sollevando al tempo stesso da ogni responsabilità la brutalità della risposta poliziesca. La notte in cui la McMillan fu arrestata la polizia mosse contro gli attivisti con bastoni e in tenuta anti-sommossa. Molti agenti erano già presenti in abiti borghesi all’interno di Zuccotti Park. Decine di video, fotografie e testimonianze indipendenti di giornalisti hanno rivelato il caos di quelle ore (che ricalcava un altro attacco della polizia contro i manifestanti, nel novembre precedente) e le violenze perpetrate dagli agenti ai danni dei manifestanti. Il giudice ha però chiesto alla giuria di non considerare il contesto in cui si è svolto l’attacco della McMillan a Bovell, ma di concentrarsi soltanto sull’episodio della gomitata. Non sono nemmeno state prese in considerazione le testimonianze su precedenti casi di comportamento violento da parte dell’agente Bovell.
Dei 2600 procedimenti penali aperti contro attivisti di “Occupy Wall Street”, soltanto una dozzina sono arrivati in tribunale. I dati, secondo i gruppi per i diritti civili, rivelerebbero la natura sostanzialmente pacifica del movimento di protesta e il fallimento del tentativo di criminalizzarlo. Di contro, nelle ultime settimane, il New York Police Department si è ritrovato nell’occhio del ciclone per la sua passata e recente storia di eccessi. La richiesta della polizia agli utenti di Twitter di postare immagini di esperienze amichevoli con gli agenti di New York (all’hashtag “myNYPD”) si è rivelato un clamoroso boomerang. Migliaia di persone hanno rilanciato tweet con foto di presunte aggressioni e violenze dei poliziotti, facendo fallire l’“operazione simpatia” del NYPD.