Un taglio alle stime del Pil italiano e un avvertimento: i conti pubblici sono più solidi e molti obiettivi “sono stati raggiunti, ma il recente rilassamento può essere rischioso”. Il monito arriva dall’Ocse: il giorno dopo le previsioni di primavera della Commissione Ue, è l’organizzazione parigina a fornire dati meno ottimistici rispetto a quelli del governo Renzi sull’andamento dell’economia. Nella nuova versione del suo Economic Outlook, infatti, la crescita per l’anno in corso viene rivista allo 0,5%, contro la precedente dello 0,6%, mentre per il prossimo anno l’economia dovrebbe espandersi dell’1,1%. Entrambe le cifre sono inferiori rispetto a quelle indicate nel Documento di economia e finanza: rispettivamente +0,8% e +1,3%. E questo nonostante le proiezioni includano – al contrario di quelle della Commissione – anche le misure del Def e gli effetti del bonus Irpef da 80 euro. Non solo: “l’occupazione continua a scendere” e andrà peggio di quanto si immaginava pochi mesi fa anche il tasso di disoccupazione, che crescerà quest’anno al 12,8% dal 12,2% del 2013 per poi calare al 12,5% l’anno prossimo (previsioni, queste, identiche a quelle di Bruxelles).
Severo, poi, il giudizio sulla finanza pubblica: “Il rapporto tra debito e Pil non comincerà a scendere prima del 2016″, dopo aver toccato il 134,3% nel 2014 e il 134,5% nel 2015. Ciò rende il Paese “ancora vulnerabile a potenziali scossoni” dei mercati, ed è quindi “essenziale continuare con la cautela sui conti pubblici basata sulla riduzione della spesa”. Cautela che però si è un po’ “allentata” di recente, visto che l’esecutivo “intende sostenere la ripresa con piccoli tagli dell’imposta sul reddito delle persone fisiche nel 2014, in parte finanziati da tagli alla spesa e da una tassa una tantum sulle banche, mantenendo solo una piccola riduzione del disavanzo strutturale”. Un provvedimento, quello del bonus di 80 euro attraverso il taglio Irpef, che secondo l’Ocse – associato all'”aumento della fiducia” che “aiuterà sia i consumi sia gli investimenti – darà “ulteriore impulso a consumi e investimenti”. Per quanto riguarda il 2015, continua il rapporto, la legge di stabilità “prevede un ulteriore consolidamento di bilancio”, ma “il mantenimento della riduzione fiscale sul reddito dipende da nuove riduzioni di spesa” che devono essere confermate alla fine del 2014 e servono “ulteriori riforme strutturali mentre “il governo dovrebbe anche garantire l’effettiva attuazione delle riforme precedenti”. Tuttavia, sottolinea il rapporto, “in un contesto difficile il governo è riuscito a continuare il risanamento di bilancio sottostante nel 2013, anche se il disavanzo nominale non è caduto a causa della debole attività economica”.
Segnali positivi arrivano invece dal fronte del credito: “Il credito bancario alle imprese ha mostrato i primi segni di una svolta nei mesi iniziali del 2014, dopo essere caduto per due anni”. “I tassi di interesse applicati – prosegue l’organizzazione con sede a Parigi – rimangono significativamente più alti che in altri Paesi dell’area dell’euro”, ma il miglioramento dello spread sovrano “si riflette al ribasso sui tassi dei prestiti bancari”. L’Ocse ricorda che in Italia “una conseguenza della caduta del credito è stato l’indebolimento degli investimenti fissi, oggi circa di un quarto inferiori rispetto al 2008″. E ancora oggi la ripresa “potrebbe essere compromessa se le debolezze del sistema bancario (che dovrà superare anche agli “esami” della Bce, ndr) limitassero il credito e interrompessero il normale ciclo degli investimenti”, che, insieme alle esportazioni, “sarà alla base della crescita”. L’export, in particolare, dovrebbe accelerare per l’aumento della domanda estera”, segnando un +3,8% nel 2014, dal dato piatto del 2013, e accelerando al +4,6% nel 2015. Gli investimenti fissi saliranno invece dell’1% nel 2014, dopo il -4,6% del 2013, e cresceranno ulteriormente registrando un +2,6% l’anno prossimo.