Un taglio netto ai Mondiali di calcio del Brasile. E’ questa la vera ricetta choc che la direzione generale della Rai sta valutando in queste ore con tutte le strutture interne interessate alla prossima gestione dell’evento calcistico, previsto per giugno-luglio, di cui la tv pubblica ha acquistato i diritti delle partite dell’Italia e un pacchetto di un’altra ventina di eventi. Visti i 150 milioni di euro voluti dal governo con il decreto Irpef, il direttore generale Gubitosi ha deciso di ridurre drasticamente il denaro che era già stato destinato da mesi all’evento, passando dagli 8 milioni di euro previsti a 3 milioni di euro per l’intero periodo.
Tagliate le trasferte degli inviati, che resteranno un pool di poco più di una decina per seguire solo la Nazionale e a cui sarà data incombenza di coprire anche telecronache e interviste. Per il resto, tutte le altre telecronache verranno fatte da Raisport dagli studi di Saxa Rubra, così come è stato dimezzato l’esborso economico riguardante le cosiddette “infrastrutture”, ovvero gli affitti dei luoghi dove far sorgere gli studi locali da sempre chiamati in gergo “casa Italia”; insomma, tutto ridotto al minimo, qualcuno sostiene “troppo minimo” per tenere almeno alta la dignità del servizio pubblico radiotelevisivo, ma d’altra parte la nuova era “lacrime e sangue” pare ora davvero cominciata per la Rai.
I Mondiali di calcio, che sono sempre stati storicamente una vetrina e un motivo di forte introito pubblicitario per l’azienda, adesso saranno invece, per la prima volta, lo specchio di un servizio pubblico in crisi profonda. Che senza risorse certe non potrà risalire in breve tempo. In Brasile, insomma, ci andrà lo stretto necessario del personale, sia tecnico che giornalistico; nessuna deroga prevista. Tutto il resto sarà gestito dagli studi di Saxa Rubra dove verranno approntati una serie di studi per le trasmissioni sportive che sarebbero dovute andare in diretta dal Brasile e invece resteranno a Roma. “Purtroppo – sostengono in azienda – non possiamo fare diversamente, la decisione del governo ci ha colto di sorpresa e dobbiamo incidere anche sul capitolo di spesa dei Mondiali, per quanto molti costi siano stati già sostenuti”.
Il direttore generale, come ha spiegato durante l’ultimo, drammatico cda che si è svolto pochi giorni dopo la presentazione del decreto da parte del governo, sta lavorando anche alla presentazione di un nuovo piano industriale senza i 150 milioni di euro “richiesti” dal governo. Al momento, si prevedono tagli forti ai budget di Raicinema e Raifiction, previsione che ha fatto andare su tutte le furie il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che aveva chiesto all’azienda di non toccare quei portafogli (che foraggiano un cospicuo indotto di maestranze nel mondo del cinema italiano), e il possibile passaggio da 14 reti ad 8. Accorpamenti in studio per le sedi regionali e taglio di contratti a tempo determinato e partite iva.
Dal governo, intanto, nessun segnale su un sistema che fiscalizzi, in qualche modo, il canone per farlo pagare a tutti. E se anche questa misura fosse proposta nel prossimo Consiglio dei Ministri, di sicuro non permetterebbe alla Rai di risollevarsi nel 2014, ma dovrebbe attendere almeno due anni. Anni in cui sarà difficile che la Rai possa ricominciare a competere per l’acquisto dei diritti sportivi.