Il ministro dell’economia lasciando l’Ecofin (la riunione dei ministri delle Finanze degli Stati Ue) ha annunciato che da fine anno tutti gli Stati aderenti la adotteranno, pur se in maniera graduale. In Italia è in vigore dal marzo scorso e ha causato una riduzione delle transazioni, generando un gettito più basso delle attese
C’è l’accordo sulla Tobin tax tra gli undici Paesi della cooperazione rafforzata. Lo ha annunciato il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan lasciando l’Ecofin (la riunione dei ministri delle Finanze degli Stati Ue). Dal 2016 l’imposta sulle transazioni finanziarie sarà finalmente armonizzata: tutti gli Stati che hanno deciso di aderire la adotteranno, pur se in maniera graduale, a partire dalla fine dell’anno. “C’è accordo per andare avanti nel processo di adozione della tassa sulle transazioni finanziarie, con l’impegno di avere i primi risultati concreti che tasseranno le azioni e alcuni derivati per la fine di quest’anno”, ha detto Padoan. Gli undici Paesi – Italia, Germania, Francia, Portogallo, Belgio, Slovenia, Austria, Grecia, Estonia, Spagna e Slovacchia – imporranno inizialmente la tassa soltanto sulla negoziazione di azioni e di alcuni prodotti derivati.
La Gran Bretagna resta fuori dall’accordo e si dice pronta a impugnarlo – di nuovo – davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea se la tassa colpirà anche i mercati finanziari di Paesi fuori dagli 11. “La tassa allontana gli investimenti, ci preoccupa l’impatto extraterritoriale”, ha detto il cancelliere dello Scacchiere George Osborne intervenendo all’Ecofin. Una settimana fa la Corte di giustizia europea ha respinto il ricorso con cui il Regno Unito aveva chiesto di bocciare la decisione di dare vita alla cooperazione fra gli 11 Stati. Londra teme che la nuova tassa possa avere effetti frenanti sulla piazza finanziaria della City, come in effetti è avvenuto in Italia alla sua introduzione nel 2013. Nel nostro paese, come è noto, la Tobin è in vigore già dal marzo dell’anno scorso. Ma si applica solo sulle transazioni effettuate da risparmiatori con un orizzonte di lungo periodo, mentre paradossalmente sono esentati gli speculatori che acquistano e vendono in giornata per guadagnare sulle oscillazioni di prezzo. Il risultato è stato quello di ridurre gli scambi effettuati a Piazza Affari senza, comunque, introiti significativi per le casse dello Stato: il gettito è stato di gran lunga inferiore rispetto a quanto era stato previsto dal governo Monti. Nei nove mesi del 2013 durante i quali è stata applicata, la Tobin ha portato nelle casse pubbliche solo 200 milioni contro 1 miliardo stimato alla vigilia.